“Appicc’ a luce, fammi vedere la sala!” Con questa esortazione dialettale, Beppe Fiorello, a fine del Musical “Penso che un sogno così”, chiede al tecnico delle luci di illuminare la platea del teatro Diana di Napoli. Con gli occhi di un bambino, stavolta, è lui a godersi lo spettacolo di vedere una standing ovation tutta per lui. Un omaggio da parte del pubblico presente che si è emozionato a vedere l’attore siciliano in uno show musicale dedicato al padre, nel quale racconta la sua infanzia, in Sicilia, attraverso le canzoni di Modugno. Una standing ovation, quindi, per essere equi, da dividere simbolicamente con gli altri 2 uomini “presenti” moralmente in scena. Suo padre e Domenico Modugno. Ma di personaggi in scena, rappresentati egregiamente da Fiorello, ce ne sono tanti. Dalla zia addetta alla cucina nelle cene di famiglia, alle galline della nonna. Dalle vicine di casa ai compagni di classe.
In scena al Teatro Diana di Napoli, fino al 15 dicembre, Beppe Fiorello, uno dei migliori attori del cinema italiano, torna, quindi, ad indossare i panni di Domenico Modugno. Dopo il grande successo ottenuto come protagonista della fiction di Rai Uno, dedicata al cantautore pugliese, Beppe Fiorello con lo spettacolo Penso che un sogno così, scritto assieme a Vittorio Moroni ripercorre le tappe della sua vita attraverso i punti di relazione tra il cantante e la propria vita.
L’attore parlerà della diversità delle due famiglie. Quella di suo padre e quella di Mimmo (Modugno), nelle quali gli uomini di casa hanno scelto strade diverse nonostante gli stessi interessi. Da un lato suo padre che ha preferito costruire una famiglia anziché dedicarsi al successo. Dall’altro Modugno, che della canzone ne ha fatto una fonte di vita grazie anche al coraggio di emigrare dalla propria città.
Un monologo di un’ora e mezza, narrato attraverso un linguaggio di introspezione con il suo “io” fanciullo. Tra canzoni celebri di Modugno, accompagnato dal vivo da due noti chitarristi Daniele Bonaviri e Fabrizio Palma, l’attore si muove sul palco guardandosi intorno quasi come a voler dialogare realmente con un compagno di scena. Parlerà, simbolicamente, con i vari cumpari siciliani, con suo padre, con sua madre, con la maestra a scuola. E lo farà alternando la sua visione di bambino, alla consapevolezza di un uomo adulto. Lo farà, facendo ridere con gli aneddoti di famiglia, ma anche portando alla riflessione con i problemi dell’immigrazione e del lavoro. Parlerà di suo padre (appuntato della Guardia di Finanza appassionato di serenate) ma anche dei suoi silenzi di bambino timido. Dei viaggi interminabili della sua famiglia alle sue paure. Ma Fiorello affronta anche temi seri come il progresso, l’industria, la fabbrica, il Sud, l’emigrazione. E lo fa cantando i maggiori successi di Modugno. Da Io, mammeta e tu a Tu si na cosa grande, da Nel blu dipinto di blu a Meraviglioso. E proprio su Meraviglioso, saluterà i Negramaro – gruppo musicale italiano di grande successo, che ha reinterpretato da qualche anno la favolosa melodia di Modugno – presenti in sala alla prima. E Giuseppe Fiorello, con la sua bravura e la sua verve, attraverso il racconto di questi aneddoti, porterà il pubblico a viaggiare con lui. Lo condurrà a casa sua, nella sua vita, alle sue cene di famiglia. Lo porterà emotivamente anche a casa della signora Franca, vedova di Modugno. Quando racconterà, in scena, del loro incontro per parlare della fiction. E, con forte commozione, porterà il pubblico con sé, anche in quell’auto dove suo padre fu colto da un infarto quella sera di Carnevale. Emozioni reali, quelle vissute dal pubblico durante questo spettacolo. Con giovani che cantano Modugno come se fosse un artista attuale, con coppie “rodate” che si guardano tenere riconoscendo magari la loro canzone e con persone non più giovanissime che per una sera tornano a sorridere ricordando la purezza di quegli anni. A quanto pare,dunque, una Standing ovation meritatissima!