Benji&Fede, il duo pop più famoso della musica italiana, a poco più di 20 anni, scrivono un libro. Si chiama Vietato Smettere di Sognare e arriva a meno di un anno dal loro esordio (platino), il disco “20:05” che rappresenta, come ormai tutta Italia under 20 sa, l’orario del loro primo messaggio su Facebook. Che era il messaggio con cui si sono conosciuti, hanno fatto musica e hanno raggiunto il vertice della popolarità. «C’è ancora molta strada da fare – ci dicono chiacchierando del libro – ma restiamo timidi. Quando siamo stati in tv da Cattelan gli scherzi e le gag ci hanno lasciato ancora a bocca aperta».
Come mai non vi siete abituati al successo?
«Torniamo sempre a Modena, ci fa stare coi piedi per terra e siamo sicuri di non cambiare. Poi per fortuna abbiamo una compagnia di amici che ci tratta sempre come prima. È cambiata la disponibilità di tempo, ma cerchiamo sempre di fare cose semplici. Il calcetto, ascoltiamo musica con gli amici, ultimamente più hip hop cattivo.»
E state pensando al prossimo disco?
«Certo, tutti i nostri colleghi più grandi ci hanno dato il consiglio di non mollare, scrivere sempre, suonare sempre.»
Perché non avete mai fatto un talent show?
«Perché siamo un duo che suona e non siamo solamente vocali. E poi vedevamo che molti mettono becco sul percorso musicale dei ragazzi, mentre noi volevamo essere liberi.»
Il segreto che raccontate nel libro?
«Beh, lo possiamo dire. Il primo contratto discografico, che è anche quello che non è andato a buon fine. Nel senso che poi i nostri genitori ci hanno dovuto aiutare a toglierci da quella situazione perché era ingannevole. E siamo ripartiti.»
E poi?
«La delusione di essere stati esclusi a Sanremo l’anno scorso è stata forte. Per un mese ci siamo separati e non sapevamo come reagire. Poi ci siamo messi in testa di riprovare a emergere. Ed è arrivato il successo. È questo che vogliamo comunicare con il libro: non mollate e imparate a reagire ai pali che si prendono. Infatti ci siamo presi una bella rivincita andando a Sanremo 2016 nei big con Alessio Bernabei.»
Il vostro pubblico come è?
«È molto dedito a noi, alcuni dormono addirittura fuori gli store dove facciamo i firmacopie, o viaggiano per i concerti. Ricordiamo sempre quando delle ragazze si son messe a cantare al microfono le nostre canzoni prima che arrivassimo a un’apparizione. È molto bello ma sinceramente è anche molto stancante, perché noi quando giriamo l’Italia non vogliamo deludere nessuno. Restiamo per ore a incontrare i fan e alla fine ci sentiamo esausti.»
E dove vi rifugiate?
«A dormire dove si può! oppure ascoltiamo musica su Spotify, dei generi più diversi. Non ci stanchiamo mai di ascoltare, perché così si impara, si ricevono influenze e si sviluppa un nuovo sound. Pensa a quanto siamo cresciuti nell’ultimo anno. Siamo sicuramente musicisti migliori.»
Chi vi è stato più vicino in tutte queste vicissitudini così intense?
«Sembra strano che così giovani già ci sia capitato tutto ciò. Un nostro amico, Davide Marchi è sempre stato con noi, negli alti e nei bassi. Ora suona nella nostra band, che è formata solo da amici veri con cui suonavamo a Modena. E ci aiuta con lo sviluppo delle idee.»
Che famiglie avete? Nel libro parlate anche di quando eravate piccoli…
«Sì, le mamme hanno rispolverato foto che non avevamo mai visto. Sono famiglie molto normali, impiegati. E poi ci hanno sostenuto con molta determinazione. Ci hanno detto: se spendiamo soldi per farvi suonare non possiamo mandarvi all’università. E poi è cambiato tutto.»
Come pensate di affrontare la rilettura di quello che ormai avete dato alle stampe?
«Ci siamo presi una settimana di distacco per valutare tutto. Volevamo che non fosse solo un libro fotografico, ma che avesse anche un messaggio, facesse venire fuori le nostre idee. E ci è piaciuto, anche perché chiude un cerchio, la prima fase della nostra carriera e ne apre uno nuovo.»