La giovane cantautrice di Alessandria, Benedetta Raina, si fa strada nel panorama musicale dell’indie-pop italiano con “Frammenti”, l’EP che segna il suo debutto discografico, uscito lo scorso aprile. Classe 2001, Benedetta alla fine del 2018 inizia a collaborare con l’etichetta Noize Hills Records e pubblica “Basta”, il suo primo singolo. “Frammenti” (Noize Hills Records) è un mosaico di esperienze personali nel quale ogni canzone è un “coccio” dello stesso vetro, irregolare e disordinato, ma sicuramente sincero. Tutte le canzoni (“Basta”, “Stata mai”, “Mi sveglio col caffè”, “Davvero”, “Non me ne frega se non ci vedo bene”) sono state infatti scritte in distinti e distanti momenti, e rappresentano livelli di crescita e maturità molto diversi tra loro.
Partiamo un po’ da come è nata la tua passione per la musica
«Mi sono avvicinata alla musica da bambina, prima di tutto come ascoltatrice. Ancora oggi sono una grande fan di molti artisti come ad esempio Radiohead, Nirvana e nel panorama musicale più attuale i Twenty One Pilots e Billie Eilish. Col tempo ho avuto la fortuna di scoprire anche la musica italiana, grazie ad un artista che nomino sempre che è Calcutta. Poi sono arrivata ad amare così tanto la musica, che ho sentito la necessità di mettermi in gioco in prima persona. A 14 anni ho imparato a suonare la tastiera e unendo la mia grande passione per la scrittura ho iniziato a comporre le prime canzoni».
Hai iniziato a scrivere i primi testi in inglese e poi in italiano…ci vuoi parlare di questo passaggio?
«Ho iniziato a scrivere testi in inglese, poiché fino a qualche anno fa ascoltavo molta musica straniera, oltre al fatto che mi piace particolarmente la lingua inglese. Crescendo sono maturata a tal punto che ho capito due cose, prima di tutto che se volevo essere sincera non potevo metter un filtro in più che era quello della lingua, e poi altra cosa che qui in Italia sia molto più facile farsi conoscere cantando le canzoni con la nostra lingua. Quindi ho iniziato a scrivere in italiano e la mia prima canzone è stata Basta, il mio singolo d’esordio».
In futuro tornerai a scrivere in inglese e a proporti ad un mercato internazionale?
«L’inglese non l’ho mai abbandonato, infatti è una lingua a cui tengo ancora molto e mi piacerebbe continuare il mio percorso proponendo qualcosa che contenga entrambi le lingue, proprio perché è una cosa che ho visto poco e mi piacerebbe portarla anche qui in Italia».
Come nascono le tue canzoni? Riguardano la realtà che ti circonda oppure parlano di te?
«Solitamente la stesura del testo completo nasce da un momento di grande sconforto o disagio che mi porto dentro e che attraverso la musica riesco ad esternare. L’idea o la scintilla che poi dà vita a tutta la canzone mi capita abbastanza casualmente, mentre sono in viaggio o per strada, prendo il telefono e registro tutto quello che mi viene in mente e quando torno a casa, in un momento di maggiore ispirazione, butto giù l’intera canzone».
Da maggio è in rotazione radiofonica “Stata mai”, l’ultimo singolo estratto da “Frammenti” il tuo EP d’esordio. Il brano parla di come, coltellata dopo coltellata, si finisca per essere catapultati in rapporti tossici ed esasperati, in amicizie che tali non sono “state mai”. È un’esperienza che hai vissuto in prima persona?
«Purtroppo è un’esperienza che ho vissuto in prima persona. Era un’amicizia che durava da anni e purtroppo le cose sono andate male. Ho scritto questa canzone prima di tutto perché ci sono molte poche canzoni che parlano di amicizia. Da grande ascoltatrice, come ti dicevo prima, non ho trovato alcuna canzone che raccontasse quello che stavo vivendo, quindi a maggior ragione ho deciso di scriverne una a proposito. Ho voluto scrivere questa canzone per raccontare un po’ com’è l’amicizia ai giorni nostri nell’epoca dei social, che a mio parere rappresentano un filtro che va a creare ancor di più fraintendimenti».
Frammenti è il tuo EP d’esordio. Cosa rappresenta per te questo lavoro?
«Frammenti nasce come concetto a canzoni finite, quindi non è stato un percorso premeditato. Questo lavoro racchiude canzoni che sono frutto di momenti della mia adolescenza. Si parte infatti da Basta scritta qualche anno fa e si continua con Stata mai che ho composto di recente. Le canzoni che ho racchiuso in questo primo disco posso paragonarle a dei cocci di uno stesso vetro, quindi proprio di un qualcosa che si rompe, un po’ come l’adolescenza che è un grande caos e si rompe in tante piccole sfaccettature, tante variazioni della personalità».
Sei appena all’inizio della tua carriera, come immagini il tuo futuro?
«Il mio sogno più grande in musica, oltre al fatto di poterla portare in giro, è quello di creare un concept album, un progetto che sia unito da un vero e proprio concetto, che racconti una storia, che abbia un inizio e una fine».