Cantante e polistrumentista napoletano, Bellavista, all’anagrafe Enzo Fiorentino, pubblica il suo album d’esordio “Tarantella nel castello putipu’” (Bollettino Edizioni Musicali/Artist First). Classe 1978, Bellavista si avvicina alla musica sin da bambino studiando pianoforte, chitarra e basso elettrico. Negli anni ha stabilito un feeling naturale con qualsiasi strumento definendosi ironicamente come “un menestrello che saltella da una parte all’altra del palco, ma soprattutto da uno strumento all’altro”.
“Tarantella nel castello putipu’”- album anticipato dal singolo L’Italienne – è composto da 10 tracce, alcune eseguite con strumenti della tradizione popolare, che, attraverso metafore, citazioni e messaggi forti celati da una sottile ironia, raccontano storie di vita di persone comuni.
Tarantella nel castello putipu’” è il tuo primo lavoro discografico da solista, in cui ti vediamo in veste di autore, musicista e anche produttore…
«È stato realizzato tra maggio e ottobre 2015. Avevo diverse tracce che avevo messo da parte proprio per la realizzazione del mio album d’esordio. Ha una matrice pop che si mescola con altri stili come il folk, l’elettronica. Ci siamo divertiti moltissimo con gli arrangiamenti».
In “Tarantella nel castello putipù” ti vediamo in veste di cantastorie, in cui racconti fatti di vita reale attraverso metafore, citazioni, messaggi forti celati da un pizzico di ironia…
«Credo sia giusto metterci un po’ di ironia, altrimenti sarebbe un lavoro solo di protesta e non è quello il messaggio che voglio divulgare. Ci sono diversi argomenti, anche abbastanza forti, in cui racconto il momento attuale che viviamo in Italia. Sono diverse le citazioni e le metafore presenti in questo contest album, partendo da L’Italienne – il singolo di lancio dell’intero progetto discografico- e proseguendo con le altre canzoni, tutte legate tra loro».
L’album è composto da 10 brani, come sono nati? In quanto tempo sono stati realizzati?
«I brani sono nati in diversi momenti. Ad esempio La vera bellezza è nato di getto durante una festa di alta borghesia in cui partecipavo in veste di musicista. Il testo è nato proprio mentre stavo suonando. Altre canzoni invece si ispirano a fatti di vita realmente accaduti raccontati da persone».
Oltre ad essere un cantante sei anche un polistrumentista e in “Tarantella nel castello putipù” ne hai dato dimostrazione…
«Il disco è stato registrato utilizzando strumenti reali, questo per dare un senso di unicità al progetto in sé, per differenziarlo dai diversi album sul mercato in cui c’è poco di suonato. Dico questo non per presunzione, semplicemente perché è la realtà. In questi disco si vive il ritorno della musica popolare italiana, mescolata con l’elettronica per stare a passo con i tempi».
È previsto anche un tour?
«Stiamo lavorando per presentare un vero e proprio spettacolo, per riproporre fedelmente quello che è il disco. I brani hanno una certa teatralità quindi è fondamentale la scelta di una scenografia giusta per ogni singola canzone. Inoltre ci saranno anche delle collaborazioni».
Qual è la cosa fondamentale nel tuo lavoro?
«La verità e la sincerità. Credo che questo caratterizzi un po’ tutto quello che si fa nella vita, non soltanto in questo campo. Proporsi per quello che si è e per quello che si sa fare, questo per me è fondamentale».
Cosa ti aspetti da questo tuo primo lavoro?
«Cercare di arrivare alle persone. I testi possono sembrare criptici, ma in realtà sono molto semplici, scritti per le persone comuni. Consiglio di leggerli ed ascoltarli allo stesso momento. Volendo scorporare il titolo dell’album, tarantella si riferisce al ballo, all’aggregazione, allo stare insieme, alla comunità, mentre il castello si riferisce al popolo, il putipù, invece è uno strumento che viene usato nella musica popolare».