Con una carriera lunga 50 anni, Gianni Morandi può essere a ragione considerato uno di quei personaggi che sono un simbolo della storia d’Italia. E ascoltarlo presentare la sua raccolta (Autoscatto 7.0 in omaggio ai 70 anni che compie a dicembre) è a dir poco strabiliante. Nessun artista in circolazione può menzionare con cognizione di causa Togliatti e Mina nella stessa frase. Morandi li ha conosciuti entrambi. È anche un artista molto generoso e sciorina aneddoti che ipnotizzano quasi quanto le sue canzoni.
Il linguaggio che usi per raccogliere i successi del tuo passato è molto moderno, a partire dal titolo. Come mai?
«Facebook è diventata parte molto importante della mia vita e mi offre la possibilità di mantenere un rapporto diretto con il pubblico nei momenti di pausa dai tour. O c’è la tv o il pc. E quindi non mi piace impigrirmi e ogni giorno mi devo inventare una foto da postare. La cosa che noto è che il pubblico apprezza di più le foto di me in giardino che quelle legate alla professione. Da qui il titolo del disco e anche l’idea di copertina.»
Se pensi ai tuoi inizi, che sensazioni hai oggi?
«Ricordo il mal di schiena al conservatorio per arrivare a un passo dal diploma con il contrabasso. Quando ce l’avevo fatta, Mogol mi ha sospeso. Ho iniziato a cantare, a girare, ricordo quando in radio c’era un programma “15 minuti con…” e non ero abbastanza famoso per averlo tutto per me. Ma poi penso pure a 60 arrangiamenti negli anni del maestro Ennio Morricone, penso alle centinaia di canzoni. E a come si fa diversamente il mio mestiere oggi, col computer. Allora registravo con l’orchestra.»
In un doppio cd è impossibile sintetizzare tutto quello che hai fatto…
«Certo ma ho voluto mettere duetti importanti, da Lucio Dalla con Vita, che all’inizio fu proposta a Mina e si chiamava Cara. Quindi fu idea di Lucio cambiarla in Vita e funzionava. Poi ci ho messo Alessandra Amoroso, che è molto contemporanea come scelta. Ho cantato tutti da Battisti a De Gregori, e anche per questo la sequenza delle canzoni di questo nuovo disco non è cronologica, così si può capire come è stata varia la mia carriera.»
Hai scritto su Facebook che per scaramanzia ti sei andato a comprare il cd appena uscito.
«Non si sa mai, almeno una copia la vendo. Non ho paura ad ammettere di essere sempre pronto all’anonimato perché è una cosa che mi è già successa e non ci vuole niente a crollare. Ma mi diverto ancora tanto, è bellissimo stare in mezzo alla gente. Credo che la musica è una consolazione in un momento non brillante. E forse ricordo gli anni 60 che erano gli anni del sorriso.»
C’è una canzone che rappresenta questo stato d’animo?
«Beh, Fatti Mandare dalla mamma, potrebbe essere un incubo per qualsiasi artista che deve ricantarla. Ma io quando la attacco nei concerti vedo il sorriso sulla faccia della gente e mi rigenero.»
Parlaci degli inediti di Autoscatto 7.0.
«Io Ci Sono è una riflessione sull’essere umano scritta da me con Saverio Grandi e musicata da Emiliano Cecere. Poi ci sono due brani scritti da Cesare Cremonini con cui avevo già collaborato per il film Padroni di casa nel 2012.»
Cosa vorresti per i tuoi 70 anni?
«Volevo fare una festa con tutti i miei amici e anche i giornalisti in un grande posto. Ma credo che rimarrò in famiglia. Ho avuto tanto dalla vita, credo di potermi accontentare, no?»
Una delle cose che colpisce sempre del tuo repertorio è quanto sia amata Uno Su Mille Ce La Fa…che ne pensi?
«Per fare la scaletta di questa raccolta ho chiesto il parere agli amici di Facebook. È incredibilmente quella è risultata la più votata. Io pensavo a quando Mogol mi diceva di non farla, che mi avrebbe annientato come cantante, diceva che urlavo. E invece forse oggi è la canzone del riscatto e piace per questo.»