Integrante e rivoluzionario è il nuovo lavoro discografico del cantautore toscano Marco Cantini. Siamo noi quelli che aspettavamo è il titolo della sua seconda produzione, curata da Radici Records. Il disco si compone di quindici brani, riflettendo un’illustrazione storico-generazionale, che si fonde alla musica. Un album lento, pensato, di grande interesse, che Marco Cantini ha realizzato in collaborazione con Gianfilippo Boni, il quale ne ha curato preziosamente, la produzione artistica. I testi racchiudono impegno, in cui emergono riferimenti e dediche a personaggi illustri, tra cui menzioniamo, il fumettista e pittore Andrea Pazienza, Pier Vittorio Tondelli, scrittore e giornalista. L’indimenticabile Frida Kahlo. Il secondo lavoro discografico di Cantini lascia emergere una contaminazione artistica già presente in copertina, la cui illustrazione ha il nome del noto pittore Pablo Echaurren. Mentre quelle all’interno sono di Massimo Cantini. Un sublime accordo di fisarmonica, accompagna Siamo noi quelli che aspettavamo, un intro che da il titolo all’intero album. L’armonia strumentale fa da cornice al contenuto di Centrale dei desideri. “A trent’anni ho imparato a sfottere me stesso, è stata la misura igienica necessaria”, riflessione rivoluzionaria in Stock 84. Dopo la rivoluzione è una chiara prosecuzione di tematiche che echeggiano i movimenti studenteschi, fenomeni artistici, le radio libere. Pazienza è un brano interamente dedicato alla vita di Andrea Pazienza, di cui Cantini ne ripercorre in note, la storia di vita. Cinque ragazzi è una ballata vivace, dai toni country. “Sdraiata generazione, ansiosa e nichilista”. Riferimento dolente alla società moderna, in Tranches de vie. Technicolor è un brano di spazioso affiatamento sonoro. “Eri caduta come il temporale, la solitudine un lungo trip…..forse diffiderai davvero di un addio, selva di frick, tossici e gay, provincia dandy ci mancherai, ma guardandoci intorno ci accorgeremo un giorno che”. Il ricordo degli anni ottanta tra malinconia e “trappole” di pensieri, diventa indimenticabile in Soffia profondo Pier. “Frida sorride dalla casa azul, dove il gelo ci assolve da ogni memoria”. Cantini canta Frida Kahlo, una dedica intimamente affettuosa, dove il contenuto vocale diventa più soave con l’accompagnamento vocale femminile, in L’esilio. Ritorna un tono country che ricorda un po’ il De Gregori in alcuni momenti, con Vita e morte di Federico F. “Ribalteremo l’equilibrio tra il cielo e l’inferno, togliendo il sonno alla borghesia, curando gli uomini dal male eterno”, un inno concitato è Cafè de la terrasse. “Perché siamo noi quelli che aspettavamo per non restare nell’attesa infinita” nel brano Fuori dal sogno, riconosciamo il fulcro del lavoro musicale di Marco Cantini. Un melodioso suono ascoltiamo in Preludio all’addio, dove la rinascita si confronta indissolubilmente, con il passato. Motivo di chiusura con In partenza, dove i toni malinconici riprendono il sopravvento, in un canto di allontanamento, che si sublima con il suono di un meraviglioso violino.
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