Chiude la stagione 2016/17 del Teatro Nuovo di Napoli “Laika” di e con Ascanio Celestini, accompagnato da Gianluca Casadei alla fisarmonica e con la voce fuori campo di Alba Rohrwacher; una produzione Fabbrica in collaborazione con RomaEuropa Festival e Teatro Stabile dell’Umbria (repliche fino a dom. 2 Aprile).
Il titolo Laika si basa sul gioco di parole tra il nome della prima cagnetta lanciata nello spazio, “la creatura più vicina a Dio” e l’aggettivo laica, cioè profana. Celestini immagina come sarebbe, cosa farebbe e cosa penserebbe Gesù se tornasse sulla Terra, narrando in controcanto, attraverso gli occhi senza vista di un povero Cristo, come il crollo delle ideologie stia erodendo anche le religioni. In un monolocale di periferia con vista su un parcheggio di supermercato, Gesù è un ubriacone sfaccendato, venuto sulla Terra non per redimere ma per osservare. È lui a introdurci gli altri personaggi di questo racconto: il suo coinquilino Pietro, incaricato alla spesa e alle commissioni, la vecchia, la puttana, il barbone, la donna “con la testa impicciata”, i facchini del picchetto. Storie parallele che s’intrecciano, narrando le periferie geografiche e dell’animo umano e in cui i personaggi sono capaci di atti eroici, di compiere prodigi. Proprio loro, infatti, sgangherati, sgualciti, considerati scarti dell’industria capitalistica, corrono a salvare un pezzettino di umanità.
Celestini imbastisce un lungo racconto (forse un po’ troppo) ricco di toni e sfumature diverse. I suoi personaggi raccontati (non interpretati) ispirano tenerezza e simpatia. Il punto è che non rinuncia ai suoi classici stilemi come la reiterazione parossistica, certi giochi di parole, congiuntivi volutamente sostituiti da condizionali (che non si possono sentire). Il risultato è un fiume in piena che non lascia il tempo di riflettere sugli argomenti importanti che snocciola come la religione, la solitudine, i diritti negati. Il pubblico si divide tra chi non vede altro che l’ennesimo Celestini e i suoi estimatori che – per lo stesso motivo – lo applaudono convinti.