Ci sono artisti che hanno la magia nella loro voce e Asaf Avidan è senza ombra di dubbio uno di questi. Dopo aver incantato pubblico e critica musicale nel tour italiano dello scorso anno e dopo l’emozionante versione al pianoforte di Reckoning Song in occasione dell’esibizione sanremese del 2013, l’artista israeliano dalla voce magica e androgina torna in Italia per presentare una versione inedita di Different Pulses, il suo debutto solista dopo l’esperienza con The Mojos.
Una serie di date estive in cui sarà possibile assaporare Asaf Avidan in una nuova veste acustica da one man show. A differenza del precedente tour, Asaf sarà infatti il solo a tenere il palco, accompagnato dalla sua incredibile voce, intensa e a tratti struggente.
Più volte paragonato a Janis Joplin, Asaf Avidan è già ben noto in Italia ed in Europa grazie al remix del suo brano Reckoning Song/One Day, versione che ha spopolato in tutte le radio europee e raggiunto le vette delle classifiche dei singoli. Dopo anni come frontman di Asaf Avidan & The Mojos (con i quali ha aperto concerti di Lou Reed, Bob Dylan e Ben Harper), il musicista di Gerusalemme ha deciso di intraprendere la carriera solista e a gennaio 2013 è uscito Different Pulses su etichetta Polydor/Universal, un disco travolgente ed estremamente intimo.
Vedere Asaf Avidan esibirsi è un’esperienza di disconnessione sensoriale, dove la percezione sonora è in netta contrapposizione con quella visiva. In piedi, sul palco, sembra un moicano pelle e ossa, mentre dagli altoparlanti esce una voce di donna consumata da fiumi di whiskey.
Se vi aspettate un grande spettacolo non sarete delusi. L’emozione trasmessa dalla voce accattivante di Asaf Avidan richiama reminiscenze iconiche come la potenza della Joplin, la vibrazione fumosa di Loretta Lynn e l’approccio geniale di Johnny Cash. Sapori blues, folk e rock: un sound profondo e ancestrale che sorprende per qualità e consapevolezza, ma soprattutto, visto la provenienza di Asaf, per lontananza e al contempo vicinanza culturale.
Asaf parla della sua musica: “beviamo dal pozzo culturale della nostra storia, ma la nostra musica è universale, non meno significativa di qualcuna in Dubai o New York o Tel Aviv. Scrivo sulle relazioni tra persone, sull’amore, la morte e oltre, su come sia strano e breve il nostro soggiorno su questo mondo. Per capire questo non si ha bisogno di nessun passaporto particolare”.