Dopo il successo della stagione scorsa di Fratto_X, il Teatro Bellini torna ad ospitare Antonio Rezza con 7-14-21-28, un “habitat” di Flavia Mastrella, interpretato e (mai) scritto dallo stesso Rezza, prodotto da Rezza-Mastrella, Fondazione Teatro Piemonte Europa e TSI Teatro Vascello di Roma (repliche fino a dom. 16 Febbraio).
Lo spettacolo di Rezza debuttò a Torino nel 2009 e fu presentato al Théatre de la Ville di Parigi nel 2011. Si tratta di un susseguirsi di scene assurde e surreali, apparentemente slegate, ma che hanno come comune denominatore il senso di smarrimento e di vertigine dell’uomo e della donna di oggi, alle prese con matrimoni falliti, lavori precari, figli in affido una volta a settimana, ritorni frequenti alle urne, rapporto conflittuale con religione e Chiesa, e – insomma – tutto ciò che costituisce le nostre esistenze, dalla culla alla tomba. Il tutto affrontato con ironia graffiante e irriverente, cui Antonio Rezza ci ha abituati nel corso degli anni. In uno spazio costituito da strane macchine di scena che ricordano un po’ attrezzi ginnici, un po’ giostre, un po’ strumenti di tortura, e che nel loro insieme costituiscono una sorta di ideogramma, un corpo semi-nudo corre, si agita, urla, si riproduce in complicati esercizi fisici in cui il caos apparente è regolato, in realtà, da una precisione matematica. E le parole sono enunciazioni filosofiche, richiesta d’aiuto, riflessioni intime, esplosioni di rabbia e di gioia. L’effetto è di una comicità irresistibile.
Antonio Rezza e Flavia Mastrella sono due grandi artisti a tutto tondo. Nel loro quasi trentennale sodalizio artistico (il loro primo spettacolo, Nuove Parabole, risale al 1987) hanno toccato un po’ tutti i tipi di espressione, dalla fotografia alle istallazioni scultoree e video, dal teatro al cinema (producendo micro, corti e lungometraggi), alla televisione (frequenti le collaborazioni con Enrico Ghezzi per Blob e Fuori Orario). Se Fratto_X era un’antologia del loro migliore repertorio, 7-14-21-28 rappresenta forse il momento più alto della loro creatività. Antonio Rezza, affiancato dal bravo Ivan Bellavista, è instancabile sulla scena, folle ma rigoroso. Fa della sua bruttezza un’arma vincente, trasporta il pubblico da una situazione all’altra con tale naturalezza che non ci si accorge né del cambiamento d’argomento, né della grossa fatica fisica, che è il talento dei veri artisti. Lo spazio resta sempre uguale ma, di volta in volta, si trasforma e tutto cambia di significato. E noi stiamo al gioco e ridiamo. Come bambini.
Da non perdere.