Momenti di vita che si vorrebbe durassero molto più di quanto non succeda, sperando di poter approfittare di ogni istante per gustare la bellezza del presente. Questo racconta Antonio Maggio in “Anche il tempo può aspettare”, una canzone contenuta nell’album “Nonostante tutto” e che rispecchia quello che il giovane cantautore pugliese sta vivendo in questo periodo della sua vita. Dopo la breve esperienza con gli Aram Quartet, gruppo con il quale ha partecipato ad XFactor ed ha realizzato due dischi, Maggio prosegue da solo e in salita la sua strada. Un cammino che gli garantisce ben due traguardi importanti: la vittoria al Festival di Sanremo tra i giovani con “Mi servirebbe sapere” e l’album d’esordio “Nonostante Tutto”. In questo lavoro discografico, l’artista si mette a nudo dal punto di vista autorale e interpretativo, racchiudendo dieci brani in uno spazio musicale elettro-pop dal sapore retrò.
Attualmente è in giro per l’Italia con il suo “Nonostante tutto … in tour”, prodotto e organizzato da Cose di Musica. Sul palco, Antonio è accompagnato dalla sua band: Giulio Rocca alla batteria, Alessio Gaballo al basso, Danilo Cacciatore alle tastiere e Marcello Zappatore alla chitarra.
In questo periodo sei in giro per l’Italia con “Il Nonostante tutto … in tour”, come sta andando?
«Sta andando benissimo. L’altro giorno ho giocato in casa. Sono stato in concerto a Recale e in piazza c’erano quasi 10mila persone, è stato meraviglioso. Sarò in giro per tutta l’estate fino a settembre inoltrato.»
Il video di “Nonostante Tutto”, secondo singolo estratto dall’omonimo album, ha visto la collaborazione anche di alcuni fan, che tipo di rapporto hai con loro?
«È un rapporto che vivo in maniera molto diretta, in prima persona perché, oltre alla mia casa discografica, anche io gestisco i social network, quindi ho modo di scambiare idee e opinioni con chi mi segue. Ho la fortuna di avere un pubblico molto eterogeneo. Per fortuna riesco ad arrivare, con la mia musica, a persone di età diversa e questo mi fa enormemente piacere. Il rapporto con i miei fan va oltre un semplice scambio d’ idee e sensazioni. Grazie a loro, molto spesso, riesco a capire se sto percorrendo la strada giusta, se devo apportare delle modifiche a quello che sto facendo. I loro consigli sono preziosi . Oggi, i social network ti danno una marcia in più.»
Dalla vittoria sanremese con il brano “Mi servirebbe sapere” divenuto un tormentone radiofonico, cosa è cambiato nella tua vita?
«È cambiato e sicuramente in positivo. Dalla vittoria al festival a tutto quello che è successo dopo, le radio e il tour. Devo dire che si sono concretati tanti sogni e tanti obiettivi che mi ero prefissato, con la consapevolezza che quello che sto vivendo oggi è un punto d’inizio. Ovvio che spero di poter fare tante belle cose anche in futuro. Poi, come si sa, non sempre chi arriva al primo posto a Sanremo dopo ottiene grossi riscontri di vendita e pubblico, quindi, nel mio caso, la soddisfazione è doppia.»
Dopo l’esperienza con gli Aram Quartet, band con la quale hai partecipato ad XFactor, credi sia meglio lavorare in gruppo o da solo?
«Non ti so dire se è meglio o peggio, sono due situazioni completamente diverse. Certo, non ti nascondo che la libertà creativa che ho da solo non ha prezzo. Quando fai parte di un gruppo, devi condividere tutto, la parte creativa, quella artistica, le gioie, le vittorie. Adesso che sono da solo, tutte queste cose me le gusto come se fossero solo mie, che poi lo sono. A parte tutto, l’esperienza con gli Arem ha significato molto nella mia vita, ma soprattutto nella mia carriera. La persona che sono oggi è frutto anche del mio passato musicale insieme a loro.»
E parlando proprio del tuo passato e dell’esperienza con gli Aram Quartet, quanto è stato importante la partecipazione al talent show per la carriera?
«È stato un primo passo in un mondo così vasto e sterminato come quello della musica, inteso come mercato discografico. Mi ha aperto gli occhi su tante cose. Magari qualche errore fatto in passato, adesso, grazie all’esperienza con gli Aram e X Factor, cerco di non ripeterlo più.»
Nelle tue canzoni, parli di amore, del quotidiano, di vita vissuta…Tra di loro hanno un filo conduttore? In quale momento della tua vita sono state scritte?
«Non c’è uno standard. Ogni canzone ha una vita a sé. Ci sono anche canzoni comprese nel disco che sono state realizzate in pochi giorni, ma ci sono anche altre come “Sotto la neve”, la traccia numero quattro del disco, che ho impiegato tre anni per terminarla. Non ho una metodologia, a volte nasce prima la musica e poi il testo, a volte insieme.»
Quindi hai diverse canzoni scritte in archivio, magari da utilizzare per i prossimi lavori…
Ho un bel po’ di roba nel cassetto. Tutto quello che sto vivendo io credo che sia anche da stimolo per continuare su questa strada. Credo che l’entusiasmo con cui mi ritrovo a vivere credo che mi possa aiutare anche a scrivere delle nuove cose, belle e interessanti.
In “Anche il tempo può aspettare” si avverte la speranza che il tempo si possa fermare per gustare la bellezza del presente. In quale momento della tua vita o della tua carriera hai sperato che il tempo si fermasse per godere un po’ di più quel momento?
«Spero che si fermi a lungo il tempo che sto vivendo ora, in questi mesi. Tutto quello che ho sempre desiderato, lo sto vivendo adesso. Spero solo di poter dare una continuità a quello che sto facendo.»
Tra le canzoni dell’album ce n’è una legata a un tuo momento di vita?
«In alcune racconto delle cose che mi sono successe in prima persona, in altre lavoro tanto di fantasia e di immaginazione, visto che la musica è una delle poche cose che ci permette ancora di farlo. La stessa “Mi servirebbe sapere” è stata scritta in un momento in cui riflettevo su quanto sia difficile fare delle scelte a scatola chiusa, insomma, assumersi la responsabilità di fare questo salto nel buio, senza sapere se la decisione presa può portare al bene o al male.»
Sono previste delle collaborazioni con altri colleghi?
«Al momento no. Forse nel prossimo album, ma fino a quando non mi dedicherò alla sua realizzazione, non mi va di parlarne. Poiché non saprei dare una risposta concreta.»
C’è un artista con cui ti piacerebbe collaborare?
«Non so dirti un nome preciso. Sono un amante del cantautorato italiano. Apprezzo moltissimo tutti i cantautori italiani, anche quelli della nuova generazione. »
Quindi dopo il tour arriva il nuovo album…
«Si dopo settembre ho già chiesto asilo politico ai francescani per chiudermi in convento (sostiene ridendo n.d.r.). Mi dovrò ritagliare il giusto tempo e spazio per dedicarmi alla realizzazione di alcune canzoni, visto che altre sono già nel cassetto.».