Napoli, 29 novembre 2016. Lo spettacolo “Anelante” di Rezza Mastrella in scena al Teatro Bellini fino a domenica 4 dicembre ha riconfermato ciò che da molti anni Antonio Rezza dice di sé: l’attore è realmente il più grande performer di tutti i tempi.
E il pubblico lo ama, ride e lo applaude per ben 90 minuti. E probabilmente solo la metà delle risate è scaturita dalle parole pronunciate da Rezza. Anelante, infatti, come tutti gli spettacoli di RezzaMastrella è uno spettacolo non scritto, uno spettacolo quindi che non racconta.
Una pièce che non si può descrivere attraverso le parole.
C’è però una vera e propria rivoluzione sul palco, un continuo scambio di energie tra i corpi degli spettatori e quello di Rezza che per la prima volta è accompagnato da altri incredibili ‘performer’: Ivan Bellavista (conosciuto attraverso il precedente Fratto X), Manolo Muoio, Chiara A. Perrini ed Enzo Di Norscia.
Ogni cosa si basa sulla fisicità, anche i brandelli di storia che è possibile raccogliere di tanto in tanto. Tutto è portato allo stremo delle forze e il corpo di Rezza resta e diventa, minuto dopo minuto, il vero spettacolo a cui il pubblico non può far altro che assistere a bocca aperta.
Il corpo di Rezza, unito a quello degli altri attori è un’esperienza mistica. I corpi sono senza censura, senza limiti, senza controllo.
Il corpo non fa lo spettacolo, il corpo lo è. E ditemi se questa non è pura poesia.
Tutto sembra essere una continua interferenza con quello che viene immediatamente prima e dopo. Non esiste una logica comunicativa, eppure i corpi parlano eccome, così come parlano pure le voci, anche se nel concreto non dicono poi granché.
C’è solo una continua esigenza di modulare la voce e muovere il corpo in condizioni diversissime dalle nostre banalità quotidiane.
Ridere alle battute di Rezza rende l’attore sempre più presuntuoso e illude ogni singolo spettatore di essere attivo partecipante di una festa in cui si distribuisce gratuitamente spirito critico e superbia.
Il protagonista non fa altro che parlare, resta zitto solo per un minuto. Un solo minuto. E quei 60 secondi servono solo a far capire al pubblico che amava e amerà stare ad ascoltarlo, indipendentemente da quello che dice.
Anelante è uno spettacolo in cui nessuno dice niente, nessuno ci insegna niente e soprattutto dove non si parla poi di niente. E questo niente fa il tutto. Questo niente è pura meraviglia.
Partecipare a questo spettacolo è un atto d’amore per il teatro dei nostri tempi. Perché questo teatro esiste, resiste ed è tangibile con tutte le sue meravigliose contraddizioni. E, ancora una volta, sempre fino a prova contraria, Antonio Rezza resta il più grande performer di tutti i tempi.
Anelante non si può descrivere, ma soprattutto non si può perdere per niente al mondo.
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