“10 Lettere” è il disco del chitarrista, compositore, Andrea Cavina, che ci restituisce un primo lavoro personale di sola chitarra classica dentro cui si dipanano scritture (ovviamente strumentali e per sola chitarra) che guardano a grandi uomini, grandi artisti che in qualche modo lo hanno ispirato. Dunque ecco che siamo chiamati a lasciar di canto l’immediatezza e a lavorare di inventiva, di forza allusiva, di un gusto superiore per quello che non viene detto esplicitamente. Noi cerchiamo di indagare e siamo sicuro che una sola intervista non potrà mai bastare…
Bellissima questa idea, questa immagine di lettera per esprimere gratitudine. Da dove nasce?
«Quelle del disco non sono state le mie prime composizioni. Di tentativi ne avevo fatti diversi in passato, ma ho sempre tenuto il materiale in sospeso, perché non avevo le idee ben chiare. Tra il 2017 e il 2018 mi sono lasciato andare, attingendo più all’emozione e alle immagini che non alla sola tecnica compositiva o strumentale. I brani che via via nascevano, pur mantenendo la mia impronta stilistica, si rifacevano ognuno alle sonorità dei diversi compositori, che poi sono diventati i dedicatari delle lettere. La gratitudine è una condizione necessaria. Non esiste innovazione senza qualcuno che è arrivato prima di noi, altrimenti sono semplici “strappi alle regole, senza radici”, fini a loro stessi. Io mi sono nutrito per anni delle opere di questi e di molti altri grandi artisti… Ora che ho rielaborato tutte queste informazioni per creare qualcosa di personale, non posso che esprimere gratitudine per i regali che ho ricevuto. La lettera è qualcosa di fisico, di tattile… prevede la gestazione di un pensiero… anche una “malacopia” e, soprattutto, una certa precisione quando arriva il momento della “buona” (non si preme “invio”: si deve comprare il francobollo e si deve imbucare; in caso di gaffe, non si può fare “elimina per entrambi”). Il contenuto di una lettera, pur avendo potenti riferimenti di diversa natura, non è un file multimediale: bisogna trovare le espressioni giuste per evocare nel destinatario le immagini e il senso che è nell’intenzione del mittente. La lettera è mezzo di comunicazione leggero, ma impegnativo».
Ma andando oltre alla musica, come immagino accada per “La nanna di GiovannI”… il vero grazie delle lettere, il vero destinatario (pensando alla vita e ai suoi significati) chi è?
«Ho sentito dire che abbiamo una vita pubblica, una privata e una segreta… è una battuta, ma solo in parte. Il “grazie” è “vero” in tutto e per tutto: non faccio distinzione tra i dedicatari “ufficiali” e le persone vicine o le esperienze che mi hanno fatto crescere, sia musicalmente che umanamente. Ho 43 anni, ma i brani evocano tante immagini sia del mio presente che del mio passato. Grazie all’idea di questo disco ho ripreso tante atmosfere che respiravo quando, a 20 anni, suonavo in una band con ritmi serrati, scaricavo dei furgoni ad orari improbabili e allo stesso tempo frequentavo università e conservatorio. I viaggi, le amicizie, la natura, i diari, le stesse lettere di carta… Ci sono almeno 20 anni di situazioni e di persone da ringraziare».
Osservo la copertina e sai che davvero non riesco a pensarla accanto ad un disco simile? Mi sarei immaginato altro, forse inerente al viaggio, alle lettere, alle attese… una copertina assai “pop” non trovi?
Le copertine a volte non sono così facili da realizzare. Se penso alla storia di questa, mi viene da sorridere e credo che, leggendo l’intervista, rideranno anche le persone con cui ho lavorato, perché, come in tutti i lavori, ci sono retroscena divertenti, soprattutto quando alla fine il risultato sembra quello giusto. Questo disco è nato insieme a delle immagini: quelle che avevo in mente io e quelle che le mie musiche hanno suscitato in altre persone.
Alla fine abbiamo giocato proprio sul fatto che questo disco “è” pop, ovvero.. è “anche” pop.
La posa, il vicolo, i graffiti… sono pop. Il vestito è classico. La stessa chitarra è classica. Ma la chitarra è anche lo strumento pop per eccellenza. I miei brani richiamano la musica classica, ma, di fatto, sono canzoni senza parole (a proposito, lo sai che Felix Mendelssohn, nell’Ottocento, scrisse i Lieder ohne Worte? Era classico, cioè, romantico, o pop? Mah…)».
Un videoclip? Ha molto senso parlarne visto il potere visionario del disco… ci hai pensato?
«Grazie per questa domanda! Sono d’accordo. Ci stiamo lavorando. Potrebbe essere anche qualcosa di diverso o di più di un videoclip. Quello che mi fa felice è che questo disco venga percepito come una fonte di idee e di visioni e non come un album di chitarra. Sono onorato… è quello che speravo. Dite che posso già gridare “obiettivo raggiunto”? Sarebbe fantastico!».
“10 Lettere” non è stampato. Arriverà una versione in cd o vinile?
«In realtà una piccola tiratura in CD è stata stampata. Sono le “copie per i concerti” che hanno ancora un fascino. Ma soprattutto arricchiscono l’esperienza dell’ascoltatore. Non c’è solo la confezione, ma anche un booklet con citazioni letterarie e cinematografiche, frammenti di canzoni e immagini fotografiche, affinché si avverta una maggiore completezza dell’opera. Per ora questo è dedicato a chi verrà ai concerti, poi per una tiratura più ampia, si vedrà».
Esiste un prima e un dopo per te come uomo e come artista? Dicono sempre che le opere prime segnino uno spartiacque… per te è stato così?
«Assolutamente sì! Il “dopo” è appena iniziato. “10 lettere” è stato un lavoro lungo quattro anni, iniziato tra il 2017 e il 2018 e realizzato con un prodotto finito a novembre 2021. In questi quattro anni ho messo in ordine tante idee, ho lasciato dei pesi, dei pregiudizi, delle idee vecchie… o imposte da mentalità vecchie. Ho capito l’esatto significato di “togliere” e come questo “togliere” sia estremamente efficace per viaggiare leggeri. Questo non vuol dire essere superficiali, ma, al contrario, significa considerare solo ciò che è necessario e lasciare il superfluo… “mollare i freni”! Ho conosciuto persone straordinarie e modi di lavorare che non conoscevo, ma di cui avevo estrema esigenza e mi sono lasciato guidare con piacere da chi è più esperto di me, imparando moltissimo. Sì, ci sarà un seguito. Di sicuro un tour di presentazione, poi… poi potrebbe esserci qualcos’altro in cantiere».