Dopo aver conseguito il diploma di maturità linguistica, Andrea Bullano si trasferisce a Roma, dove frequenta per tre anni la scuola di recitazione “Sergio Tofano”, sotto la direzione di Mario Brusa ed in seguito la “Actor’s centre of Rome”, metodo Strasberg con Michael Margotta. Intento nel perseguire il suo obiettivo, Bullano inizia a seguire corsi presso il Teatro stabile di Torino, stage con Monica Conti e rappresentazione del testo “L’innesto” di Luigi Pirandello e di Biomeccanica diretto da Claudio Spadola per “La palestra dell’attore”, inoltre frequenta anche l’Accademia Duse International di Francesca de Sapio.
Dopo tanta teoria si passa alla pratica ed ecco che Andrea Bullano comincia a muovere i primi passi da attore in diversi spettacoli teatrali e serie televisive come La squadra, Incantesimo, Butta la luna, Un Posto al Sole. Sul grande schermo lo abbiamo visto in un cameo nel film di Carlo Vanzina 2061 – Un anno eccezionale.
Nel settembre del 2012 entra nel cast di Centovetrine, nel ruolo di Yuri Vetel. In occasione della terza edizione dell’European Soap Fan Day, Andrea ha ritirato il Premio come Miglior Attore Italiano, un riconoscimento fortemente voluto dal pubblico dell’artista.
Il tuo personaggio Yuri Vetel in Centovetrine è uscito di scena da un po’ di tempo. Possiamo parlare di un ritorno?
«A dire il vero non si sa nulla. L’unica cosa che posso dire con certezza è che Yuri è piaciuto molto agli autori.»
Yuri ha soddisfatto anche te, oppure ti sarebbe piaciuto interpretare un altro personaggio presente nella soap?
«Si dice che l’attore deve piacersi prima di piacere al pubblico. Ho apprezzato moltissimo il mio ruolo e mi posso ritenere soddisfatto poiché è un personaggio ricco di sfaccettature.»
Sei rimasto in buoni rapporti con i tuoi colleghi?
«Fondamentalmente con tutti, in particolar modo con le attrici e gli attori con i quali ho lavorato di più sul set.»
In questo periodo a cosa stai lavorando?
«Molto probabilmente ci sarà un progetto teatrale nel 2014. Si tratta di uno spettacolo che non va in scena da diversi anni. Purtroppo non avendo ancora nessuna certezza non posso sbilanciarmi nel dire altro, neanche il nome della commedia.»
Hai avuto esperienze anche come doppiatore…
«Mi sono affiancato per qualche tempo al doppiaggio nel 2006 con Terra Nostra e Il Grande Torino. Poi non l’ho ritenuto particolarmente adeguato poiché ero troppo giovane, magari ci ripenserò più avanti. Il mondo del doppiaggio mi affascina tantissimo, non lo nego, anche se bisogna sempre attenersi alle distinzioni per noi attori in Italia. Seconde delle regole, l’attore delle soap non può fare cinema, o ancor peggio non può dedicarsi al doppiaggio. Delle regole assurde che a mio avviso esistono solo in Italia.»
In che modo si potrebbe ovviare a questi pregiudizi?
«Purtroppo a livello qualitativo il cinema italiano è molto indietro. Credo che un attore vada apprezzato e conosciuto non tanto per quello che fa, ma in particolar modo per la persona che rappresenta. A mio avviso vanno ripresi un po’ i criteri di un tempo in cui i registi chiacchieravano prima un po’ con l’attore, conoscevano la persona e solo dopo gli attribuivano il personaggio.»