“Sì è un album che rispecchia la mia sensibilità, i valori in cui credo e che desidero comunicare». Con queste parole Andrea Bocelli presenta il suo nuovo lavoro discografico alla stampa. “Sì” uscirà il 26 ottobre in tutto il mondo. Molte le collaborazioni all’interno del disco, tra queste le canzoni scritte da Tiziano Ferro e duetti con Dua Lipa ed Ed Sheeran. Registrato nella sua casa a Forte dei Marmi, oltre al produttore Ezrin, il lavoro comprende anche le produzioni di Pierpaolo Guerrini, amico storico di Andrea, e Mauro Malavasi, collaboratore da sempre dell’artista in qualità sia di autore che di arrangiatore e produttore.
Una carriera costellata di successi e di riconoscimenti. Bocelli non si è fatto mancare niente: ha cantato davanti ai papi, alle famiglie reali, l’ultima volta venerdì scorso, al matrimonio di Eugenie. Ha inaugurato giochi olimpici, mondiali di calcio, Expo, ha una stella sulla ‘Walk of fame’. Alla conferenza stampa arriva con un’ora di ritardo, causa condizioni climatiche sfavorevoli: «Per non fare tardi ho pensato di venire con un elicottero, ma non avevo fatto i conti con la nebbia. Così, ci siamo dovuti fermare per atterrare in un posto sperduto. Ho anche pensato di non arrivare più!».
La scelta del titolo “Sì”. «Sì ha un titolo semplice ma ricco di significato, sincero e diretto: “In questo periodo storico troppo spesso diciamo di ‘no’. Ma ‘sì’ è la parola che vorresti sentire quando chiedi il primo bacio, è quella che esprimi quando sei d’accordo con qualcuno, quando vuoi far star bene qualcuno. ‘Sì’ è la parola che pensi ogni volta che le cose vanno bene. Per mille e una ragione, ‘sì’ è l’espressione di una voce, un sentimento e un’emozione positivi, potenti e umani. “Avevo ricevuto tante idee da amici, familiari, dalla mia casa discografica (Sugar, ndr), poi un bel giorno mi ha chiamato il mio primogenito Amos e mi ha detto “Babbo questo nuovo album dovresti chiamarlo Sì”. Così, ci ho pensato un attimo ed ho pensato che fosse un’ottima idea. In un questo periodo storico troppo spesso diciamo “No”, anche se tutti speriamo in un “Sì” quando chiediamo un bacio, una carezza, il perdono, ma anche più banalmente il permesso di aprire una finestra in casa».
Il figlio Matteo e il suo talento. «In questo disco ho fatto lavorare tutti (ride n.d.r.). Da piccolo Matteo è stato spinto a calci nel sedere a studiare pianoforte. Quando non ce l’ho fatta più ha smesso di studiarlo e un po’ mi è dispiaciuto. Un giorno è venuta la sua mamma e mi ha chiesto se lo avessi mai sentito cantare, risposi di no e lei disse che era strano perché in casa cantava sempre. Così ho scoperto che Matteo si vergognava di cantare davanti a me, pensai che fosse davvero il colmo, da lì l’ho ascoltato e capii che aveva quello che non si insegna. Gli mancava tutto quello che si insegna e una parte gli manca ancora, ma il canto è fatto di due cose: una si impara, quella più importante te la dona Dio quando nasci. E lui aveva questo linguaggio onesto e autentico, forse respirato in casa, visto che la musica c’è 24 ore su 24. La signora Caselli l’ha sentito, io un po’ lo frenavo e gli ho detto che se voleva cantare doveva studiare in conservatorio e così ha fatto. Poi la canzone era bella e quando l’ha registrata non sono nemmeno rimasto lì».
I duetti con Ed Sheeran e Dua Lipa. «Ed è un ragazzo di cui ho tantissima stima, sia artistica che umana. Ed voleva fin dal primo momento che io cantassi “Perfect” da tenore. Per me era una canzone leggera, mi sembrava come entrare con un elefante in una cristalleria. Ho cercato di spiegarglielo, ma lui era determinatissimo. È venuto a casa mia, abbiamo pranzato insieme e poi abbiamo parlato per trovare un compromesso. Dato il successo e le visualizzazioni di quel duetto, però, devo dire che non aveva tutti i torti. La sua determinazione e la voglia di prendere il suo aereo da Londra per venire a casa mia mi ha colpito. Dua Lipa non l’ho conosciuta personalmente ma ha prestato in maniera sorprendente la sua voce e spero di poterla cantare con lei dal vivo!».