Andrea Bocelli riceve il Premio Truffaut alla 48esima edizione del Giffoni Film Festival. Il tenore italiano, primo tra gli ospiti della la kermesse cinematografica in partenza da oggi, ha incontrato i giurati del Festival.
«Devo dire che questo invito un po’ mi ha stupito, ma ne sono felice: oggi sono qui a imparare qualcosa da loro», dice il Maestro, con la modestia che lo contraddistingue. «I talenti che abbiamo sono un dono. Essere umili è normale, il non esserlo invece è un grosso incidente dell’intelligenza». E ancora, in presenza di una platea di circa 1000 adolescenti tra i 13 e 18 anni presenti in Sala Truffaut, emozionati, alcuni in lacrime, Bocelli aggiunge: «Molti mi dicono che rappresento l’Italia nel mondo, ma io non me la sento di avere questa responsabilità. Io sono solo un cantante di provincia. La musica, insieme alle arti, sono i veri linguaggi universali. Il canto, ma l’arte tutta, permette di trasmettere quel che le parole non riescono a fare. La musica dilata lo spirito».
La sua attenzione ai giovanissimi, che trova realizzazione concreta nei tanti progetti educativi che sostiene con la Andrea Bocelli Foundation, ha reso la sua partecipazione a Giffoni un”experience’ ancora più esclusiva. Tante le domande, molte le curiosità, ancora di più le attestazioni di stima da parte dei giovanissimi, tra cui anche i masterclasser Radio & Music che hanno approfittato della presenza del tenore per addentrarsi nella tecnica del canto e che hanno fatto di Bocelli un’ispirazione. Riferendosi ai duetti con Ed Sheeran e Ariana Grande, beniamini dei più giovani, il tenore ha sottolineato come le collaborazioni tra artisti siano fondamentali, mentre le contaminazioni debbano essere trattate con prudenza: «Se non sono necessarie meglio evitare: bisogna cantare i generi senza bluffare, seguendone le regole».
Andrea Bocelli non si è sottratto ai ragazzi, rispondendo anche alla curiosità di una studentessa di musica sull’uso dell’autotune nella Trap, tra i fenomeni musicali più amati dai teenagers: «Io sono per la voce pura. Nelle mie registrazioni pretendo che non si usino correzioni: se stono, ricanto. Ma io non sono mai contro le cose, piuttosto sono a favore di altre. Se qualcuno riesce a fare dell’autotune uno strumento d’arte ben venga».
E a proposito di fortuna, dichiara estremamente fortunato, ma non per il successo: «La mia fortuna più grande è stata quella di essere stato sempre circondato da affetto, sin da piccolo. È questo il vero scopo della vita» aggiunge l’artista, arrivato a Giffoni con la moglie Veronica e due dei suoi figli, Veronica e Matteo. «Lo dico sempre ai miei bambini e lo dico anche a voi: l’importante non è fare quel che amate, ma amare quel che fate. Solo così sarete davvero felici. E poi non perdete mai la speranza, né l’ottimismo e non date retta all’allarmismo che riempie i nostri tempi».