Ho scelto questo titolo perché fin dal primo ascolto questo disco mi ha restituito un’assurda sensazione di normalità. Una normalità che arriva nel risentire un disco normale. Ecco una parola importante: normale. L’ho già scritta troppe volte in poche righe ma spero sia chiaro. In un modo di eccessi, di ridondanze digitali, in un mondo dentro cui anche i cantautori ormai si sono impegnati a fare i supereroi tecnologici, ci sono ancora dischi come questo che voltano le spalle alla tecnologia estetica e si misurano con la “normalità” delle cose… così com’è sempre stato. Una chitarra, un basso, una batteria, pochissimo altro a corredo disegnato dalla direzione artistica pulita e puntuale di Gianfilippo Boni. Parliamo di ANCE, Andrea Lovito, cantautore toscano, parliamo di un disco come “Ergonomia domestica” che, come normalità vuole, ha una sua dimensione fisica in vinile (non cd)… e basta. Niente Spotify o altri streaming gratuiti. Si certamente Bandcamp c’è, un qualche punto d’incontro con la tecnologia ci dev’essere… ma senza esagerare.
Per il resto “Ergonomia domestica” suona come può suonare un disco suonato da mani che suonano… senza inventarsi niente, senza chiedere ai computer una zampa, senza misurare la perfezione delle cose al millimetro… anzi, di imperfezioni latenti e smagliature sui brodi, questo disco ne ha diverse e spesso sono talmente invisibili che fanno la differenza… differenza capitale tra l’uomo e la macchina. E poi le liriche: provate ad ascoltare brani come “Hai bisogno”, come “Chiuso in casa” o come la splendida critica sociale de “L’uomo non è sapiens”. Provate a misurare sulla vostra vita privata le liriche di “Niente cambia in vano”, atto di onesta umiltà nei confronti del tempo che ci rende “passati”… provate a toccarla con mano la serenità che arriva da un finale come “Tutti quanti abbiamo da vivere”, nuova codifica personale e in italiano di quella “Everybody’s gotta live” dei Love di Arthur Lee. Non serve inventarsi niente. È tutto dentro di noi, dentro le nostre parole… basta saperle rispettare e metterle in scena con coraggio. E ora che avete fatto tutto questo mettete in circolo il video della title track “Ergonomia domestica” e non per fare due risate e neanche per etichettare questo lavoro come il solito contenitore ironico d’autore. Ma misuratene l’onestà umana, pulita e senza maschere di un artista che alla sua canzone sembra restituire davvero un concetto alto di “normalità”. Un tempo le canzoni funzionavano così. Ma poi cos’è successo?