Si avvia al termine il Mielemedicina Tour di Anastasio, iniziato lo scorso 6 aprile a Bologna. In seguito ad alcuni casi di positività covid registrati nelle ultime ore all’interno dello staff di produzione del tour di Anastasio attualmente in corso, l’organizzatore Magellano Concerti si trova
costretto a dover annullare il concerto previsto per domani, giovedì 28 aprile, al Duel di Napoli, mentre è confermato il concerto in programma venerdì 29 aprile all’Orion di Ciampino (RM). Nell’esprimere grade dispiacere per la cancellazione del concerto partenopeo, Anastasio ci tiene a
rassicurare i fan che sta lavorando a una sorpresa per il pubblico campano che verrà svelata nel breve futuro. Il rapper non ama molto parlare di sé, fin dal suo esordio ha sempre preferito raccontare in musica i suoi pensieri. In occasione di questo suo ritorno alla musica live, il giovane cantautore, classe 1997, propone alcuni brani del suo repertorio oltre alle canzoni contenute in “Mielemedicina” (Epic/Sony Music), il nuovo lavoro discografico uscito dopo due anni di silenzio dal precedente disco di debutto “Atto zero”, che contiene 9 brani inediti tra cui il primo singolo estratto “Assurdo”.
È partito agli inizi di aprile da Bologna il tuo Mielemedicina Tour, occasione in cui stai proponendo i brani del tuo nuovo album ed altri in repertorio. Come stai vivendo questo ritorno al live e quale aspetto in particolare ti è mancato del cantare dal vivo?
«Sto vivendo tutto con la solita ansia genuina. È sempre bello sentire i propri pezzi suonati dal vivo con strumenti reali. Ho fatto un solo tour nella mia carriera, poi c’è stata la pandemia che ha bloccato tutto, quindi per me questo mio ritorno a cantare su un palco è davvero incredibile. Mi è mancato il calore, come anche gli applausi, perché gira e rigira gli artisti sono macchine che si alimentano con gli applausi del pubblico. La musica è stata al centro della mia vita per anni e ho scoperto che anche la dimensione del live è quella in cui mi esprimo meglio, ed ora che sono ritornato a farlo, per me è quasi un’esigenza».
Quali sono i brani che stai proponendo al pubblico?
«Propongo una scaletta mista di brani, alcuni che appartengono al mio ultimo lavoro discografico, altri di repertorio, altri invece inediti che ho scritto quando avevo 16 anni».
Qual è il tuo rapporto con i fan?
«É tanta gente che mi aspetta da due anni. Alcuni mi scrivono quotidianamente, ognuno con una storia diversa, quindi cerco di rispondere a tutti un po’ alla volta, in base a quelle che sono le loro storie, le loro domande. Per fortuna la cosa bella dei miei fan è che sono tutti molto educati, non sono assolutamente invadenti»»
Solitamente ascolti anche i loro consigli?
«Sicuramente sono un campione interessante. A volte me li danno, ma molto spesso me li chiedono. A me piace poter dare loro dei consigli. Molto spesso le loro domande nascono da una canzone che li ha colpiti particolarmente, quindi mi chiedono in che modo agire in una determinata situazione»»
“Mielemedicina” è il titolo del tuo nuovo lavoro discografico, un album che arriva a distanza di due anni dal precedente “Attozero”, uscito poco prima della pandemia. Cosa rappresenta per te questo nuovo lavoro?
«Rappresenta in qualche maniera una rinascita o almeno riprendere un discorso che era rimasto in sospeso per diverso tempo. È sempre bello pubblicare un album, è emozionante. Fa venire fuori una parte di te che poi diventa degli altri per sempre. Sono molto entusiasta di questo nuovo disco, credo sia un grande manifesto di ciò che con la musica si potrebbe fare e spesso non si fa».
Il titolo “Mielemedicina” nasce da una frase dello scrittore latino Lucrezio. Ci racconti in che modo ti ha ispirato?
«Ho rubato una metafora a Lucrezio. Non l’ho fatto per la citazione, anzi forse non avrei mai dovuto dire che era di Lucrezio perché in molti pensano che voglia giocare a fare il classicista. Soltanto che questa metafora è molto efficace. Il miele è la musica e la medicina è l’amaro che puoi metterci dentro, a volte anche senza farsene accorgere».
Nove sono i brani contenuti in questo nuovo disco. Sono nati tutti nel periodo della pandemia? Ne avevi qualcuno in un cassetto?
«Sono nati tutti in momenti diversi. Il brano L’uomo e il cosmo ad esempio l’ho scritto quando avevi 17 anni, lo stesso vale per Simbolismo. Gli altri invece sono tutti recenti, ma ognuno nasce spontaneamente e in una maniera diversa.
C’è un momento particolare in cui nascono i brani?
«Non mi lascio influenzare da fattori esterni. Le mie canzoni possono nascere al mattino, di sera, la notte, sul letto, in treno, in aereo, sul prato, praticamente ovunque».
Il brano “Assurdo”, che ha anticipato l’intero album, trae ispirazione da una poesia di Bukowski “La tragedia delle foglie”. Come mai sei stato colpito da questo testo? Cosa ti affascina di questo autore?
«Mi è stato consigliata e quando l’ho letta ho subito colto l’occasione per scrivere una canzone. Bukowski è un autore che ha colpito molto me e molti giovani della mia generazione. Lo si vede anche in alcune foto che si postano sui social con una sua bella citazione. Bukowski a mio parere è un autore che non può non colpire».
Per scrivere invece “Dea dai due volti” ti sei lasciato ispirare da Baudelaire…
«É molto bello come Baudelaire canta la sua donna, la sua musa Jeanne Dual. La canta come una dea dai due volti, come un essere misterioso e proprio come una dea va pregata e va accettato il suo mistero, non bisogna neanche provare a capirla. È un modo secondo me bello e originale di cantare una donna dopo tanti racconti stucchevoli. Se davvero dobbiamo angelicarla questa donna, allora demonizziamola anche un po’ e creiamo questa dea dai due volti».
“E invece” è un po’ il sequel di “Rosso Rabbia”, brano che hai presentato sul palco di Saneremo nel 2020. Ce ne parli?
«Me ne sono accorto dopo che avevo ripreso in mano quel discorso. È il bombarolo che questa volta trova la soluzione».
“Tubature” vede la collaborazione con Stefano Bollani. Com’è nato questo incontro?
«Sono stato ospite del suo programma “Via dei Matti n.0” e da lì è nata una certa simpatia e stima reciproca. Ci siamo conosciuti, ci siamo trovati e abbiamo deciso di fare un pezzo insieme, unendo il rap al jazz, ed è così che è nata Tubature».
Quali saranno i prossimi progetti finito questo tour?
«Ci sarà sicuramente un tour estivo. L’obiettivo principale è quello che alla fine di queste date io mi rimetta a fare musica, a registrare nuove canzoni.