Al Teatro Eliseo di Roma andrà in scena fino al 30 ottobre “Americani”. L’incasso delle prime due serate è stato interamente devoluto a favore delle popolazioni colpite dal sisma, un vero e proprio contributo da parte di un gruppo di attori che hanno dato anima e corpo per la realizzazione di questo spettacolo. Per risollevarsi da una difficile situazione economica, il capo di un’agenzia immobiliare lancia una sfida a tutti i dipendenti: chi riuscirà a vendere di più avrà in premio una Cadillac, il secondo vincerà un servizio di coltelli da bistecca, per tutti gli altri sarà licenziamento imminente. Tra i dipendenti si scatena subito l’ira e il panico. Americani è una feroce rappresentazione del mondo degli affari e dell’avida e competitiva società americana per la quale David Mamet nel 1984 ha ricevuto il Premio Pulitzer e dalla quale nel 1992 scaturì la sceneggiatura per il film diretto da James Foley con Al Pacino, Jack Lemmon, Alec Baldwin e Kevin Spacey. È una critica alla società capitalistica, spiega Rubini, Mamet è stato un vero profeta e io non attualizzerò la storia, ho solo scelto di trasportarla in Italia. È un reperto che ti impressiona e che anticipa le bolle economiche, i mutui subprime, la Lehman Brothers, il naufragio dell’economia folle. Racconta di sette personaggi, figure di poveracci che un sistema disumano creato dagli umani costringe a sgomitare per restare a galla. In questa edizione, tradotta per il teatro da Luca Barbareschi, sfilano artisti dalla grande personalità: Sergio Rubini che ne cura la regia, con attori del calibro di Gianmarco Tognazzi, Francesco Montanari, Roberto Ciufoli, Gianluca Gobbi, Giuseppe Manfridi e Federico Perrotta.
Mamet è come il jazz, quando per jazz si intende un insieme di strumenti che si accordano e si muovono all’ apparenza liberamente, ma che in realtà, seguono tutti una linea ben precisa. È proprio ciò che accade in “Americani”, per la regia di Sergio Rubini. Una recitazione molto naturale, quasi cinematografica, enfatizzata e un pò americanizzata, ovviamente, ma che funziona anche se ambientata a Roma. Le vicende si intrecciano perfettamente, il ritmo sempre presente, non ci sono sbavature, tutto studiato nei minimi dettagli. Una tecnica registica che permette allo spettatore di vivere la vicenda come se fosse dentro la scena. Uno spettacolo che è sicuramente da vedere. Bravi tutti!
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