Alvaro Soler sta diventando il protagonista delle nostre estati, come da tempo non succedeva a un cantante spagnolo. Dall’anno scorso ha totalizzato 5 dischi di platino per El Mismo Sol e questo mese è tornato in cima alle classifiche con la nuova canzone, Sofia, che fa parte del rilancio del suo album, Eterno Agosto. Lo abbiamo rincontrato per farci spiegare a che punto è la sua carriera e la sua vita.
Con Sofia hai lavorato con RedOne, che ha prodotto Jason Derulo e Jennifer Lopez. Come è andata?
«Ho avuto la possibilità di registrare nuovi pezzi per 7 giorni e ne ho approfittato per fare il duetto di El Mismo Sol con Jennifer Lopez e comporre canzoni nuove. Credo che 3 o 4 finiranno nella riedizione del disco che esce a breve. Io sono l’esempio che per progredire nella musica non devi aver bisogno della tv o dei talent show. E sono contento di essere riuscito ad arrivare a scrivere con dei grandi della musica».
Però il tuo stile resta globale, più che urban, giusto?
«Ascolto del rap ma per il momento voglio fare pop music in spagnolo e basta. Sono molto felice di fare canzoni allegre e spensierate, mi piace essere identificato con questo genere. Non ne ho paura e anzi, mi fanno sempre complimenti quando mi scrivono i fan, anche dall’Italia. le mie canzoni li hanno aiutati a superare delle difficoltà e per me è un vero orgoglio».
Sofia parla di un amore perduto ma è comunque una canzone allegra. Come mai hai girato il video a Cuba?
«Volevamo andarci prima che cambiasse tutto e abbiamo avuto la vera esperienza cubana, con l’energia giusta che volevo per il pezzo. Siamo stati nei giorni del concerto dei Rolling Stones e non abbiamo trovato un posto per dormire, ci siamo arrangiati in un appartamento di Air BnB senza acqua calda perché Obama era venuto con 1500 persone al seguito e aveva occupato tutti gli alberghi all’Avana»
Come ti sei trovato a registrare lì?
«Abbiamo deciso di fare un casting per strada e di prendere personaggi più convincenti per le riprese senza snaturarli. Sono stati tutti molto educati e molto civili, davvero una scoperta. Quando abbiamo girato la performance in un teatro, il tetto era rotto e dall’alto passavano dei raggi di sole che sembrano aggiunti in post-produzione. In realtà è tutto vero».
Continuerai a cantare in spagnolo?
«Ho vissuto in Giappone dai 10 ai 17 anni e lì, durante la mia formazione, usavo solo l’inglese. Quindi ora sono molto contento di scegliere lo spagnolo come lingue e per il momento resta così».
La tua musica è disimpegnata ma è espressione di grande integrazione culturale. È una propensione naturale?
«A Berlino vivo in un quartiere dove convivono pacificamente arabi e asiatici ed è fantastico. Sono convinto che la pop music possa unire e per questo utilizzo anche degli strumenti etnici quando capita. Sono molto attento anche a includere nella musica gli alti e bassi della vita che non mancano mai, nemmeno per me. Infatti secondo me la vita funziona proprio per questo, è un miscuglio da cui dobbiamo trarre il meglio».