All’Italia è il nuovo disco di Massimo Priviero. Tredici tracce che segnano il ritorno di una bella voce rock, tutta italiana. Un concept-album prodotto da Moletto Edizioni Musicali MPC, in cui il cantante descrive un viaggio di storie tra forza, rinnovamento e rinascita. Il cantautore di Jesolo, nato alla fine degli anni ’60, si muoverà in musica sull’onda di Dylan, Springsteen, Young, Browne, creando una fusione tra rock e poesia. Elementi questi che diventeranno peculiarità del suo sound. Nel 1990 esce Nessuna resa mai, successivamente nel 1992 Rock in Italia. Nel 2000 sarà la volta di Poetika a cui seguiranno nel 2003 Testimone e nel 2006 Dolce Resistenza in Rock & Poems. Nel 2010 Massimo Priviero realizza il primo live dal titolo Rolling Live. Da qui un viaggio nella memoria in cui la sua appassionata musica, incontrerà la formazione storica (laureato in Storia Contemporanea). Un viaggio sulle note acustiche, dove saranno visitati e reinventati i classici della musica internazionale, è quello che il musicista partorirà con il disco Folkrock nel 2012, insieme al violinista Michele Gazich. Nel 2014 sarà la volta di Ali della Libertà, un lavoro discografico di sei inediti, approdando al 2015 con Massimo, un doppio cd, di ripresa del suo percorso. Oggi riparte con All’Italia, un disco omaggio agli italiani, in cui riconosciamo un’uniformità acustica, intrecciata ad un’imponenza culturale, attraversando un insieme di linguaggi musicali diversificati. Un confronto tra ieri ed oggi che Massimo Priviero suona con un “mood” liberamente rock. Si parte con Villa Regina. “Il ragazzo in piedi sulla riva del mare si specchia nel mare poi decide di andare”. La voce graffiante di Priviero apre l’album con un pezzo dal profondo contenuto. La descrizione di una gioventù che lascia la propria patria per costruire un futuro sicuro ed agiato, lì dove c’è “miseria e dolore”. “Son partito dal Trentino nel ’46, ormai la guerra era finita”. Anche in Aquitania, secondo pezzo di All’Italia, ritroviamo il tema dell’emigrazione, sulle note tipicamente dolci di un sottofondo rock. Suoni vibranti, che quasi echeggiano un’atmosfera celestiale riconosciamo in Cielo Blu. Filo conduttore, il viaggio. La scelta di andare via dalla terra natìa per soddisfare i desideri interiori. La fuga dalla patria, l’abbandono della famiglia, la conquista di quello che metaforicamente è il Cielo Blu. “Mio fratello era ancora bambino dell’età in cui si parla ad un pallone e mia madre e mio padre si abbracciarono forte, quando il tuono salì per le scale”. Malinconia struggente è quella che il cantautore porta all’ascolto di Friuli ’76. La descrizione amaramente nostalgica, di un ragazzo che ha perso la famiglia durante il terremoto che sopraggiunse nel suo paese. Un pezzo dal respiro forte, accompagnato dalla bellezza strumentale della fisarmonica. L’intensità dei suoni e dei contenuti prosegue con Berlino, in cui la voce “spreengstiana” di Massimo Priviero, lascia il posto ad un timbro che riecheggia quella di Luciano Ligabue. I graffi sonori incontrano la speranza ed il rinnovamento in Alba Nuova, così come, dichiarato già dal titolo del brano. La spinta ad andare via dalla terra natìa e la ricerca di rinascita appare dichiarata in Rinascimento. Un pezzo che leggiamo in una chiave di vigoroso inno. La delicatezza dei suoni della fisarmonica accolgono le parole di Mozambico. Una sorta di lettera che un amico scrive all’altro, raccontando la sua esperienza di trasferimento in Monzabico, in qualità di medico. Una decisione complessa, di cui si rivelerà poi l’irrinunciabilità. Corre veloce e suona forte il ritmo di London. “Partirò amor mio quando l’alba mi sveglierà, London è il destino mio, il tuo bacio mi seguirà”. Il fil rouge dell’intero disco continua, inossidabile, ad essere il viaggio. London è una canzone che canta la sopravvivenza di una storia d’amore, messa alla prova da un giovane, che si trasferirà a Londra per ricevere nuove opportunità, credendo alle rinnovate speranze, di cui si “vestirà” anche l’amore che lascia temporaneamente lontano.
“Io qui son felice ma non è casa mia”. È così che fa Bataclan. La lettera di una figlia (ipotetica Valeria Solesin) che scrive alla madre. Un pezzo avvolto da un’aura profondamente malinconica. Ricorda palesemente The Boss, la descrizione musicale di Abbi Cura. I suoni si confondono riecheggiano quelli del cantautore statunitense Bruce Springsteen, inconfondibile ispiratore di Massimo Priviero. Un uomo che emigrava verso una nuova città, una nuova speranza, di un nuovo futuro, verso un nuovo lavoro. Basso Piave chiude questo nuovo lavoro discografico, che andrà in tour per i nei negozi di dischi. Sarà una sorta di tour gratuito nominato “Salvate il soldato disco”, (collegato alla precedente iniziativa pubblicata sul sito ufficiale dove venne indetto un referendum che invitava le persone a votare il loro negozio di fiducia), che avrà l’obiettivo di valorizzare i negozi tradizionali come luoghi di incontro, di scambio e diffusione della musica.
Il prossimo 15 ottobre, Priviero sarà all’Alcatraz di Milano per un concerto-evento che porterà in scena il nuovo disco. Prevendite su Ticketone, Vivaticket e prenotabili anche sul sito ufficiale dell’artista Priviero.com.