Le Atmosfere sono una delle scoperte pop rock del panorama musicale italiano. Insieme, la band è già riuscita a pubblicare un album interamente di inediti, a breve il loro sogno dovrebbe continuare con la realizzazione del secondo disco. Aspettando il prossimo lavoro, abbiamo deciso di intervistarli.
Partiamo dall’inizio: com’è nata la vostra collaborazione?
«Beh, in realtà “Le Atmosfere” esistono dal 2005, ma nel corso del tempo i componenti sono cambiati. Il tutto nacque per puro divertimento. Infatti inizialmente si girava per locali, senza impegno. Poi, quando
Iniziammo a scrivere dei nostri brani allora il progetto diventò più serio. Quando si inizia a comporre, ci si mette completamente in gioco e quindi era necessario un cambiamento.»
E il nome del gruppo invece, com’è venuto fuori?
«Abbiamo scelto “Le Atmosfere” proprio per via delle varie atmosfere che ritrovavamo nei locali nei quali suonavamo. C’erano sempre diversi ambienti e un diverso pubblico. Ogni ambiente era un’esperienza e ogni posto è stato poi per noi un luogo di ispirazione. Difatti abbiamo poi racchiuso quelle stesse atmosfere non solo nel nostro nome, ma anche nel nostro primo album.»
Un album che, proprio come voi, non ha di certo un nome meno originale…
«Sì, abbiamo deciso di intitolarlo “Primo”, essendo per noi il primo lavoro. In esso abbiamo racchiuso molto di ciò che siamo e di quello che ci ha ispirato supportati da un sound rock anni 90.»
Un sound che non ritroviamo invece nel primo singolo del vostro secondo album “L’altro me”…
«In effetti con “L’alto me”, la nuova formazione del gruppo ha avuto modo di consolidarsi con il ritmo giusto e abbiamo scelto di servirci di suoni più pop. La nostra scelta è stata ben ponderata: non solo ci rispecchiamo di più in questo nuovo tipo di musica che stiamo sperimentando, ma speriamo anche di riuscire a coinvolgere più persone ad ascoltarci.»
Di fatto però siete un gruppo estremamente innovativo, non credete?
«Diciamo che un pezzo come il nostro è difficile sentirlo in radio. Per l’Italia il nostro è un sound nuovo, ma non lo è in Inghilterra magari. Noi stiamo soltanto cercando di portare qualcosa di originale nella musica italiana.»
Credete vi penalizzi essere un gruppo nato nella realtà del Meridione?
«Secondo noi la differenza tra nord è sud è più nel pubblico che nella qualità della musica. Qualche settimana fa abbiamo partecipato a un contest e ci ha colpito molto un gruppo: i componenti erano tutti napoletani. Qui a sud il pubblico ha un’altra richiesta, la domanda è diversa dall’offerta. Basta spostarsi di poco per capire che le cose funzionano diversamente. L’anno scorso suonammo a Torino al Museo della Storia e dopo poche ore sulla nostra pagina ufficiale di facebook ci ritrovammo tantissimi complimenti. Quando suoniamo dalle nostre parti questo non ci capita mai.»
Avete nominato facebook. Quanto dovete all’avvento dei social network?
«Tantissimo. Se non fosse per i social, probabilmente staremmo ancora come nel 2005. Le visualizzazioni e le condivisioni con tante persone aiutano tanto un gruppo emergente. È un nuovo modo per confrontarsi con il pubblico in maniera istantanea.
Vi ispirate a qualche modello di gruppo in particolare?
«Finora ci hanno paragonato ai Subsonica, Negramaro e Muse. Noi però non abbiamo un vero e proprio modello, cerchiamo semplicemente di essere originali. Quello che ci aiuta molto è che ognuno di noi viene da una realtà musicale differente e predilige un genere musicale diverso. C’è chi ama la musica classica e i suoi virtuosismi, chi l’alternative pop britannico, chi il metal. Insomma ognuno di noi apporta il vero cambiamento al gruppo stesso.»
Quali sono i vostri prossimi progetti?
«A breve gireremo il video del secondo singolo del nuovo album “Lunatica”. Per fine luglio dovremmo riuscire a portare a termine questo progetto. Poi speriamo di far uscire gli altri pezzi ancora più a breve.
Nel frattempo continueremo a suonare, sperimentare e ricercare.»