Tra i confini di un’Era, nuovo e interessante album del cantautore napoletano Alessio Bonomo, che ci ha abituati, in tutti questi anni, alla sua forza letterale come autore, per Bocelli, Magoni e Spinetti, Alessandro Haber. Bonomo è anche Nastro d’argento per la miglior canzone originale per Amami di più interpretata da Emilio Solfrizzi nel film Se sei così ti dico si. Lirismo poetico a conferma di un’identità personale sensibile a tutto quello che lo circonda, momenti intensi di indubitabili emozioni, come in questi dieci brani raccolti nel suo nuovo album Tra i confini di un’Era, mostrando rare istantanee non vissute da altri, come Le Gabbie di Venere o spingere la coscienza umana ad approfondire le esperienze senza nessuna introspezione morbosa, in Gli uomini camminarono sulla Luna.
A breve, Alessio Bonomo, inizierà un tour, prima tappa importante è il 28 maggio al Circolo degli Artisti di Roma.
Il titolo del suo nuovo album è Tra i confini di un’Era, cosa significa per lei, e se vede qualcosa oltre queste delimitazioni…
«Io noto che ci sono segnali evidenti, che siamo in un momento storico epocale, in cui tutto intorno a noi sta cambiando verso qualcosa di ancora indecifrabile. Oltre queste delimitazioni, quello che vedo è che forse si stanno creando i presupposti per una crescita umana, per una migliore interazione tra le persone.»
Ascoltando il disco, già dai primi secondi, si nota l’ottimo arrangiamento, quanto è importante oltre al testo, l’arrangiamento, e con chi ha collaborato a questo progetto?
«L’arrangiamento è importante perché dà un colore, una dimensione alla canzone. Tuttavia ritengo che una canzone debba poter sopravvivere ad un arrangiamento e magari prevederne anche altri. Su tutti, la persona con cui ho collaborato su questo disco è Francesco Arpino, con il quale abbiamo condiviso la direzione artistica, nonché i musicisti che vi hanno partecipato e, sicuramente Gianluca Vaccaro che ha curato mix e mastering.»
Gli uomini camminarono sulla Luna, pone il dubbio su alcune verità e ovvietà, è così incerta la vita oppure no?
«Esiste un mondo ufficiale che ci viene insegnato da piccoli e, raccontato attraverso i media da grandi; e poi esiste un mondo che è quello che incontriamo attraverso la nostra esperienza e la nostra curiosità di approfondire le cose. Il dubbio nasce dalla presa d’atto che spesso questi due mondi non coincidono.»
Testi di grande spessore poetico, tra i quali c’è anche una cover, uno dei capolavori di Cohen, com’è avvenuta questa scelta e cosa rappresenta per lei e, se si sente affine alla poetica Coheniana?
«Mi aveva sempre affascinato ”Famous blue raincoat” di Cohen. Ne avevo fatto un riadattamento in italiano per un mio piacere privato, poi mi è venuta voglia di pubblicare la cosa. Ma questo è potuto avvenire soprattutto per merito della mia etichetta discografica “Esordisco”, che è riuscita ad ottenere l’autorizzazione di Cohen e dei suoi editori.»
Una della canzoni più interessanti, un tema quasi mai affrontato, è Le Gabbie di Venere…
«”La gabbia di Venere” nasce da un esperienza vissuta nel carcere femminile di Lecce, dove ho potuto, per alcuni giorni, interagire con quella realtà. Un brano che usa l’argomento del carcere per parlare, in realtà, anche di tutte quelle prigioni non fisiche che spesso ci circondano.»
Altra canzone emozionante è Lampi di Dioniso, dedicate a quelle persone che non si sentono appartenenti a questo mondo…
«A volte nascono persone che sono troppo pure, troppo sensibili, refrattarie ad ogni tipo di compromesso, e, spesso finiscono per bruciare in fretta, in una società che non li tollera.»
Seguirà un tour?
«Al momento stiamo cominciando a definire alcune date, ma quella che mi piace annunciare in questa occasione è la prima che si terrà il 28 maggio al Circolo degli artisti di Roma. Sarà per me un concerto particolarmente importante.»
Quanto è importante per un’artista reinventarsi e non cadere nel già sentito?
«L’ importante per un’artista è riuscire ad essere autentico, quando ciò avviene automaticamente non si pone più il problema dell’essere vecchi o nuovi.»
Nel panorama italiano in cui gli artisti nascono dai talent show, come Amici, XFactor e The Voice, come si colloca lei come artista?
«Io mi colloco come uno che si muove su un altro tipo di frequenza, su altre “dimensioni” e, quindi nemmeno mi colloco.»
Qual è stato il periodo migliore per la musica?
«Difficile da indicare un periodo migliore, direi che ci sono stati dei cicli nel corso della storia durante i quali la musica ha conosciuto momenti di splendore e di declino, cicli che probabilmente continueranno a ripetersi come per tutte le cose.»
Lei ha scritto per altri, che emozioni ha quando sente una sua canzone cantata da altri? In questo ultimo periodo ha scritto per qualcuno, può anticiparci qualcosa?
«Trovo molto affascinante ascoltare da altri le cose che ho scritto, perché assumono una forma che non potevo prevedere in anticipo e, che spesso può sorprendermi. Di recente, ho scritto della canzoni per un disco interpretato da Alessando Haber, nonché con Ferruccio Spinetti, un brano dal titolo ”Libera” che fa parte dell’ultimo disco del duo Musica Nuda, in questo momento stanno nascendo della idee per una collaborazione con Pilar.»
Ci sono pochi autori validi oggi, o quelli valenti sono nascosti, perché non hanno la possibilità di emergere?
«Perché la musica è in difficoltà e di conseguenza si creano delle cerchie di autori e compositori legati a vari artisti che difficilmente lasciano spazio a novità che possono arrivare dall’esterno.»
Primo disco acquistato?
«Un 45 giri dei Collage, ero bambino e si chiamava: ”Due ragazzi nel sole”.»
Hobby?
«Cucinare spaghetti con i frutti di mare la domenica.»
Cosa le piace leggere?
«Leggo di più autori del passato, che continuano ad apparirmi estremamente innovativi; invece, di contemporaneo, mi piace, in particolare, la saggistica per la curiosità di sapere in che direzione stanno andando i vari campi della conoscenza.»
…musica?
«Ascolto la musica in maniera quasi casuale, finché non intercetto qualcosa che per qualche motivo mi sorprende e in quel caso approfondisco e magari per molto tempo ascolto le stesse cose.»