L’avevamo ampiamente conosciuta con il suo “Largo di Castello”, un disco che immortalava il suono del Colascione fatto rivivere e suonato nel modo che si usava a Napoli nel 1700. Alessia Luongo non smette e anzi, volendo, amplifica ogni cosa. Una biografia artistica importante nonostante la sua giovanissima età, una personalità che vi invitiamo scoprire e che oggi torna in scena con la nuova composizione dal titolo “Tarantella di Spaccanapoli”: è un inedito ma come sempre dobbiamo attenderci una scrittura decisamente attenta a rievocare i modi di quel secolo.
«Le soddisfazioni sui miei lavori a cavallo tra recupero e innovazione, sono arrivate in Italia e all’estero: tramite le esibizioni presso enti internazionali che hanno voluto proprio immergersi nelle atmosfere da me create a prescindere dalla lingua (a riprova del fatto che l’arte collega i mondi e soprattutto le dimensioni), ma ciò che resta fondamentale per l’artista in scena è il legame col pubblico. Proprio tramite i commenti delle persone ho ben capito la mia direzione, quando per le mie esibizioni hanno potuto dirmi che la mia musica che io comunque definisco “barocca tra il colto e il popolare” è stato il concerto di musica antica più bello mai ascoltato, perché sinceramente coinvolgente e perché comunque tendo a dedicare sempre dei minuti a spiegare la performance dal punto di vista di ricerca, da quali fonti parte e quindi per donare il contesto di un’atmosfera». Alessia Luongo
Restituire il suono suonato dalle maschere della commedia dell’arte in quelle piazze, in quel tempo: ecco il DNA artistico di Alessia Luongo che però è figlia di un oggi in cui si vive immersi nella modernità e nel caos. Tra classico e moderno, tra la ricerca di ciò che si è solo tramandato a voce e la ricerca di una sperimentazione unica e originale. Provare ad immergersi davvero nei panni del compositore del settecento armato solo di questo strumento e della sua stessa voce.