Teatro Diana, Napoli, 2 luglio 2014. La prima cosa che viene in mente quando Alberto Pizzo inizia a suonare il pianoforte è: velluto. Il giovane pianista napoletano accoglie il pubblico in sala con una sonata di Scarlatti reinterpretata grazie a due mani di … velluto. Cattura l’attenzione di tutti i presenti dopo poche note sfiorate appena, ruba il cuore di ogni singolo ascoltatore senza che nessuno riesca a fermarlo. È un ladro di altri tempi e dimensioni.
La seconda cosa che viene da pensare appena Alberto inizia a incantare sfiorando i tasti d’avorio è la canzone “Emozioni” di Lucio Battisti, più precisamente Pizzo rievoca con le sue note una frase in particolare: «Come la neve non fa rumore». È la neve è lì, davanti a noi, tutta per noi. Ci sono più di 30 gradi, siamo in estate inoltrata eppure sulla melodia di “Libertango” o ancora di “Mediterraneo” ci si ritrova immersi in una coltre bianca che non si scoglie al sole ma attutisce i rumori esterni per regalarci una pace di suoni attutiti che sembrano non appartenere alla banale realtà.
La musica di Pizzo però non è monocromatica, il bianco racchiude in sé tutti i colori ed ecco perché la terza cosa a cui si viene ricondotti durante il suo concerto sono le opere di Kandinskij. Il pittore russo diceva che nei suoi quadri “Il colore era il tasto, l’occhio il martelletto, l’anima il pianoforte dalle molte corde.” Sono certa che se Kandinskij avesse avuto l’opportunità di ascoltare Alberto, avrebbe capito che le sue mani al tocco degli 88 tasti riescono a creare connessioni e vibrazioni nell’anima umana.
Colpisce la timidezza del pianista: poche parole ad intervallare i suoi brani. Ne spiega la genesi e i titoli, soprattutto degli inediti “My milonga”, “Nostalgia”, “Paris” e “Gocce di vita”.
La quarta cosa che si associa ad “On the way”, alla strada di Alberto quando avviene la magia del legame tra le sue mani e il pianoforte è una vecchia poesia di Baudelaire che inizia così: “Spesso è un mare, la musica, che mi prende in ogni senso!.
Inutile e impossibile aggiungere altro alla performance di Alberto Pizzo.
Per questo motivo, la quinta ed ultima cosa che mi viene da dire a proposito del suo concerto è: correte ad ascoltarlo. Lui continuerà ad andare per “la sua strada” e voi continuerete a percorrere la vostra. Cercate di incontrarlo ad un incrocio però, cambierà la vostra concezione di mondo, note e colori!
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