Alberto Angela ed il suo nuovo romanzo L’ultimo giorno di Roma, il primo volume de La trilogia di Nerone. Appunti dalla conferenza stampa di presentazione del 3 dicembre dal Teatro Quirino di Roma.
«Non solo fuoco. L’ultimo giorno di Roma di Alberto Angela è un viaggio a tutto tondo nell’epoca di Nerone». Matteo Sacchi
Un evento poco raccontato e studiato nella Storia è l’incendio di Roma avvenuto nel 64 d.C. ed attribuito all’imperatore Nerone. Alberto Angela ha illustrato la genesi del suo libro L’ultimo giorno di Roma dal palcoscenico del Teatro Quirino per testimoniare vicinanza e solidarietà ai lavoratori dello spettacolo fermi a causa dell’emergenza sanitaria. Con parole semplici da grande divulgatore quale egli è, ha delineato la trama di questo primo volume. Tutto è partito da alcune domande semplici ma intriganti: perché è scoppiato questo colossale e devastante incendio che durò ben nove giorni? Perché è stato attribuito a Nerone? Perché è difficile trovare una letteratura in proposito mentre per l’eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei,Ercolano ed Oplonti sono stati versati fiumi di inchiostro? E si sa che quando una persona del valore di Alberto Angela si pone queste domande parte una ricerca che vede in campo numerose professionalità in un lavoro multidisciplinare: storici, meteorologi, archeologi, ingegneri civili e vigili del fuoco.
Alberto Angela dice: «Questa sera cercherò di spiegarvi il primo volume di questa trilogia che riguarda il più grande incendio che si è sviluppato nella città di Roma all’epoca di Nerone. Molti monumenti che ammiriamo oggi nella Città Eterna paradossalmente sono dovuti a questo incendio: il Colosseo, la Domus Aurea e persino San Pietro. La Roma dell’età neroniana è ben diversa da quella che si è soliti immaginare. Era una città popolosa, si stima intorno ad un milione di abitanti, costruita prevalentemente in legno e con vicoli tortuosi, stretti e maleodoranti. Abbiamo dovuto fare delle ricerche approfondite con un pool di esperti e raccogliere quanto più materiale possibile. Dell’incendio ne parlano solo tre storici: Tacito, Svetonio e Cassio Dione ma il primo all’epoca dell’incendio era appena un bambino e gli altri due hanno attinto da fonti andate perdute. Sappiamo con certezza che le macerie dell’incendio furono portate verso Ostia e sappiamo che la sera dell’incendio a Roma soffiava il vento, cosa che ha contribuito alla sua propagazione. Il materiale raccolto è stato talmente vasto che ho pensato di presentarlo ai lettori in tre volumi, come una serie televisiva. Il fatto che io poi viva a Roma mi ha aiutato a capire tante cose:il caldo, la luna piena,le fontanelle,gli odori ed i sapori, i tramonti infuocati». E prosegue: «I miei lettori sanno che io inizio i miei libri presentando una donna e questa volta si tratta di Poppea. Nerone si trova ad Anzio, nella villa imperiale, in compagnia di questa donna bellissima ma molto scaltra ed avida che ha capelli ramati ed occhi profondi. Sta ammirando il tramonto. Per gli antichi romani il cielo ha una valenza religiosa: Elio, il Sole, cede il passo a Selene, la Luna e in questo c’è qualcosa di poetico ma fortemente divino. Poppea si reca nella sala dei banchetti e possiamo sentire gli odori del cibo e dei profumi e notare anche gli sguardi carichi di invidia delle altre donne al suo passaggio. A Roma intanto, a Trastevere una pattuglia di vigili del fuoco perlustra la zona. Sono 7000 ed arruolati come soldati. Di giorno devono sorvegliare che non divampino incendi, cosa non facile se pensiamo ai bracieri accesi per combattere il freddo, le lucerne per fare luce, i fuochi per cuocere il cibo nelle taverne… Di notte sedare risse, arrestare presunti assassini e ladri. Certo Roma era una città pericolosa, permettetemi di dire una Gotham City dell’antichità. Io seguo due vigili del fuoco: Vindex e Saturnino, un veterano ed una giovane leva. Non sono personaggi di fantasia. Come tutti quelli che compaiono nel libro, i loro nomi li sappiamo attraverso iscrizioni, lapidi funerarie, graffiti. Molti vigili del fuoco sono ex schiavi o liberti. Trastevere è un quartiere multietnico ed è ricco di botteghe, taverne, mulini, cambiavalute, concerie. Io ne descrivo una dove il cattivo odore è forte e penetrante. C’è il mercato dei legumI, ci sono le terme, i lettigai ovvero i tassisti dell’epoca . E tanti, tanti bambini. Pensate che la vita media per una donna era di 29 anni e 40 per gli uomini». E riprende: «Sappiamo con certezza che l’incendio scoppiò nei pressi del Circo Massimo che poteva contenere 150mila persone. Immagino di incontrare anche Plinio il Vecchio dalle parti del Foro in compagnia di Tito che allora era un semplice e promettente avvocato. Molti dei personaggi li ritroverete anche nei volumi successivi. Dell’incendio furono accusati ingiustamente i cristiani. Per il momento vi aspetto dopo il tramonto…».
Ed ora le domande che sono state rivolte ad Alberto Angela.
Se lei avesse la possibilità di poter vivere per 24 ore in un’epoca passata,quale sceglierebbe?
«Sicuramente l’epoca romana. Vorrei visitare non solo Roma ma viaggiare su un veliero o una galea e andare ad Alessandria d’Egitto o in altri luoghi famosi e vorrei parlare la lingua latina, quella latino ma quello quotidiana, viva, della gente del popolo».
Quale era l’attrezzatura di un vigile del fuoco in epoca romana e come era vestito?
«Non sappiamo esattamente come fosse la loro divisa . Pare che indossassero una tunica di colore ocra ed essendo inquadrati in una struttura militare supponiamo che avessero un elmetto di metallo e ai piedi delle caligae con una suola pesante e resistente. La loro attrezzatura comprendeva un’ascia, delle corde e dei secchi per attingere acqua ,ricoperti di pece. Si servivano anche di pompe idrauliche con un getto di 20 metri e una sorta di catapulte per far crollare gli edifici pericolanti dopo un incendio. Devo ringraziare Emilio Quinto per questo difficile lavoro di ricerca».
Da sempre l’immagine di Nerone è offuscata dal fatto di essere il presunto artefice dell’incendio di Roma. Con i suoi libri sarà finalmente sollevato da questa colpa?
«Nerone è una figura molto complessa ed avvolta nelle nebbie della storia. Non si sa neppure quale fosse il suo aspetto fisico. C’è chi lo descrive con folti capelli neri e chi invece biondi. Sappiamo con certezza invece che era un valente guidatore di bighe. Si è vero,spesso lo facevano vincere ma le bighe da competizione erano difficili da manovrare, ci volevano le capacità di un surfista».
Come nasce l’idea di scrivere un libro?
«Sono una persona molto curiosa. Mi sento un po’ come voi quando entrate in una libreria e non sapete quale libro scegliere. Preferisco temi che mi appassionano, che mi stimolano nella ricerca, che mi prendono. Dell’incendio di Roma si sapeva poco ed ho voluto fare luce. Mi piace viaggiare nella storia e sognare. Io sono il primo lettore dei miei libri e tutto deve essere reale, vero».
Quale è stata la scoperta più grande che ha fatto nel suo lavoro?
«Non lo so. Hemingway diceva: devo scrivere tutto in 100 pagine. Io no, ho bisogno di verificare, di esplorare ed proprio questo che mi affascina. Ho imparato tante cose: Roma era fatta di legno, era una città caotica e pericolosa, era abitata da molte comunità straniere che professavano religioni diverse. Non immaginavo che tale incendio avesse provocato tante conseguenze. Sono quasi al termine della scrittura del secondo libro che uscirà in primavera e le vostre domande, i vostri interrogativi stanno guidando la mia penna».
Quali sono le differenze e le somiglianze tra la Roma antica e quella attuale?
«Innanzitutto il traffico,soprattutto quello umano. In alcune zone di Roma antica c’erano già delle ZTL come oggi. I carri che rifornivano la città potevano transitare solo di notte. Altri problemi: l’inquinamento atmosferico a causa delle polveri sottili e quello acustico . Ed infine la speculazione edilizia. Le insulae venivano spesso costruite con materiali di risulta per guadagnare di più . Come si vede non è poi cambiata molto…».
Ha mai pensato di fare trasmissioni per bambini?
«Quando di mestiere fai il divulgatore scientifico devi rendere i temi che tratti comprensibili a tutti,anche ai bambini. Da piccolo io disegnavo dinosauri ed uomini primitivi e questa curiosità verso il passato non si è mai spenta anzi è stata sostenuta ed alimentata. Non bisogna spegnere nei bambini la voglia di scoprire».