Intervista agli organizzatori del FestIval: Alberto Di Caro Scorsone, Margherita Piazza, Carlo Puoti, Luca Leone Silvestri
Da domani 21 settembre a venerdì 23 settembre, nella sala Astra dell’Anteo Palazzo del Cinema di Milano (Piazza 25 aprile 8), si terrà la Terza Edizione del Vertigo Film Fest, il primo festival milanese dedicato ai cortometraggi.
In ogni serata le proiezioni di cortometraggi italiani ed internazionali saranno intervallate da momenti di dibattito con il pubblico presente in sala e da interventi di alcuni registi e dei team delle opere selezionate.
Nel corso dell’ultima serata, quella del 23 settembre saranno proclamati i cortometraggi vincitori di questa edizione, selezionati dagli organizzatori tra le 250 opere candidate e votati da una giuria di professionisti del settore.
Oltre a premiare il Migliore Cortometraggio, Miglior documentario e Migliore Animazione, sono previste menzioni speciali per regia, sceneggiatura, montaggio, fotografia, scenografia, attore, attrice e colonna sonora.
I temi delle tre serate sono: Luoghi e identità, Natura e desiderio, Lontani da sé.
I biglietti e gli abbonamenti sono disponibili al seguente link
Qui il link per programma completo: VertigoFilmFest
Noi di Mydreams abbiamo avuto il piacere di intervistare gli organizzatori del Vertigo Film Fest che sono: Alberto Di Caro Scorsone, Margherita Piazza, Carlo Puoti, Luca Leone Silvestri.
In cosa si differenzia dalle altre rassegne il Vertigo Film Fest?
Il Vertigo Film Fest nasce dall’idea che il cinema non sia un’esperienza a senso unico ma che possa trasformarsi in un botta e risposta. Usciti dalla proiezione di una pellicola cosa c’è di più bello che parlarne con i propri amici? Il festival vuole essere questo. Una serata di proiezioni, non troppo formale nella quale il pubblico possa sentirsi libero di dare il proprio parere, la propria interpretazione, discutere dei cortometraggi con gli autori ma anche con gli altri spettatori. Un’occasione di rendere il cortometraggio il punto di partenza per un dialogo. Questo avviene non solo in un grande evento finale che si svolgerà in questi giorni al Palazzo del Cinema Anteo, ma che si sviluppa anche in altre piccole proiezioni durante l’anno spesso in luoghi non convenzionali (locali, bistrò, spazi culturali).
Quali le novità di questa Terza Edizione?
Innanzitutto gli ospiti. Quest’anno abbiamo il piacere di poter conoscere e chiacchierare con diversi autori dei film in selezione che saranno presenti in sala. Il nostro obiettivo è coinvolgere sempre di più all’interno della manifestazione registi team che stanno dietro alla realizzazione dei film in concorso.
L’occasione di svolgere l’evento all’Anteo, ci dà l’opportunità di avere una platea più ampia rispetto alla passata edizione e quindi di permettere ad un maggior numero di persone di assistere alle proiezioni. Inoltre il luogo è uno dei punti di riferimento del cinema milanese al quale noi organizzatori siamo molto legati in qualità di spettatori. Un punto di ritrovo a 360 gradi, che oltre alle sale comprende biblioteca, bar, libreria, incarnando parte della filosofia che sta dietro al nostro stesso festival. Ad ogni modo abbiamo molti progetti per il futuro che speriamo di poter realizzare tanto nel corso delle proiezioni durante l’anno che in un evento finale sempre più coinvolgente.
Quali sono stati i criteri per la selezione delle opere in concorso e quali quelli che ispireranno la giuria per assegnare i premi?
Molti cortometraggi partono da un’idea, da un soggetto o da un “plot twist” molto forti, ma che a volte non riescono a svilupparsi totalmente. Uno dei principali aspetti di cui la nostra selezione tiene conto quindi è la coerenza interna e lo sviluppo della narrazione. Anche se ovviamente l’estetica e l’abilità tecnica giocano un ruolo estremamente importante, ma sempre con un occhio rivolto alla storia. In più all’interno la selezione cerchiamo sempre di variare sia negli stili che nelle tematiche portate avanti dai film, così da rendere la proiezione più diversificata e stimolante. È una scelta che porta i giudici a mettere a confronto cortometraggi molto diversi tra loro ma che allo stesso tempo rende il dibattito molto più stimolante sia in sala che in sede di giuria. Nella scelta finale i giurati, professionisti provenienti da vari rami del settore, sono guidati certo dai nostri criteri di selezione ma soprattutto dalla propria sensibilità ed esperienza sul campo.
Il Vertigo Film Festival accoglie partecipanti da tutto il mondo. C’è un regista e/o un Paese che vorreste invitare e perché?
La collaborazione con gli autori dei film selezionati è un aspetto per noi molto importante. Oltre a mostrare i cortometraggi, cerchiamo di fornire più informazioni possibili sugli autori dei film, e possibilmente anche opportunità di dialogo con gli spettatori. Il nostro obiettivo, come avviene anche in altri festival, è creare un rapporto che non si fermi solo alla proiezione. ma che prosegua anche successivamente. Tra le attività che portiamo avanti durante l’anno c’è una rubrica di interviste a registi e autori che hanno partecipato al festival, per creare una sorta di “database” di esperienze che possano anche tornare utili ai registi esordienti.
Spesso ci confrontiamo con le selezioni degli altri festival e scopriamo sempre più realtà innovative e quanto mai vivaci. Quest’anno, a differenza degli altri, purtroppo abbiamo visto poche opere provenienti da paesi dell’estremo oriente. È un peccato perché è un cinema spesso distante dai nostri canoni visivi e quindi estremamente interessante. Potrebbe essere un fronte sul quale ci impegneremo nel corso della prossima edizione,
Quali, secondo voi le strategie per attirare più spettatori nelle sale cinematografiche?
Non esistono facili soluzioni per attirare più spettatori. Ci troviamo in un momento di forti cambiamenti economici e sociali e il cinema, ben prima della pandemia, stava già affrontando una crisi di pubblico. Le cause possono essere tante, povertà dei contenuti, film sempre più targettizzati e in generale poca attenzione verso la ricerca di un linguaggio nuovo (che non significa necessariamente “più giovane”). Ma non darei tutta la colpa agli autori e alle produzioni perché credo che sia principalmente una questione di cambio di costumi che sta riguardando anche il cinema. E’ dal pubblico che deve iniziare la rivoluzione del cinema, se vogliamo storie più originali, andiamo a vedere film indipendenti liberi da logiche distributive stringenti. Vogliamo film più coraggiosi, non andiamo a vedere il solito franchise confortevole e rassicurante. Vogliamo che il cinema sopravviva, andiamo tutti quanti in sala.
Le piattaforme digitali rappresentano per voi un ostacolo oppure un’opportunità per la diffusione dell’arte cinematografica?
Le piattaforme digitali sono ovviamente un ottimo mezzo per la diffusione del cinema, possono dare la possibilità a piccole produzioni di avere un pubblico più vasto e ai corti di trovare finalmente un collegamento col grande pubblico, che è quello che stiamo provando a fare anche noi. Crediamo però fortemente nella condivisione della visione insieme ad altre persone, nella discussione che ne nasce dopo, che dà la possibilità a tutti, addetti ai lavori compresi, di poter cogliere aspetti che magari da soli non avremmo notato. E questo rapporto così profondo tra spettatore e film non potrà essere sostituito. Questo fa anche sì che noi non vediamo le piattaforme on line come competitor.
Come piccolo suggerimento alle piattaforme digitali di corti, si potrebbe cercare di creare serie tv di corti indipendenti l’uno dall’altro, girati da troupe diverse ma uniti da un tema comune. Abbiamo visto chiaramente come le serie siano il traino dell’industria negli ultimi anni quindi magari cercare di trovare nella formula della serialità il futuro della fruizione dei corti, come già stanno facendo, serie come Love, Death and Robots, Black Mirror, Tales from the Loop, o esperimenti di webserie indipendenti come il recente Aftersex.