Debutta a Roma, al Teatro Trastevere, la commedia “Maestre d’amore” tratto da “Ars Amatoria” e “Remedia Amoris” di Ovidio; ideazione, drammaturgia e regia Compagnia PolisPapin; con Cinzia Antifona, Valentina Greco, Francesca Pica; oggetti di scena Domenico Latronico; costumi Cunegonda La piccola Costumeria; canti e suoni a cura di Francesca Pica.
Tre giovani salgono sul palco per analizzare modalità e sentimenti amorosi che animano l’animo femminile, dispensando consigli utili alle donne presenti in sala e ironizzando con la parte maschile che le accompagna, in una serie di aneddoti e parodie divertenti. La concezione della donna accostata alle sue più esasperate visioni della propria vita e dei propri compiti, vengono altrettanto enunciate attraverso regole di buone maniere e buon vivere in coppia o per un futuro di coppia. Un manuale che vanta l’origine dall’antico Ovidio e che, nella sua complessità e originalità, è attualissimo.
Si parte dalla giovane vergine per arrivare all’amante, attraverso la ragazza in cerca di marito e la moglie, in una serie di divertenti esempi e il coinvolgimento del pubblico, verso il quale le tre attrici si rivolgono con domande, offrendo anche leccornie alle sole donne. La quarta parete resta aperta per tutto lo spettacolo, anche se appare tale solo in alcuni momenti dello stesso.
Una commedia divertente, accompagnata da intermezzi musicali di clarinetto, jingle e canti, come quello del “Il coccodrillo egizio” scritti da Francesca Pica, con motivetti che accompagnano lo spettatore per tutta la serata. Quest’ultimo è forse il più riuscito dei momenti musicali non solo per motivo, anche per ironia.
Sono le stesse tre attrici che con le loro capigliature, nera, bionda e rossa, determinano le differenze delle donne, classificandole per colore dei capelli più che per comportamenti e carattere. Le stesse ammaliano spettatrici e spettatori, regalando uno spettacolo che una volta arrivati al finale, si rimpianga il tempo passato tra ilarità, ironia e divertimento.
Uno spaccato della vita delle donne vecchio di duemila anni, descritto dalla penna di Ovidio, che si dimostra molto attuale ancora oggi e dimostrano che, seguendo le varie tappe che caratterizzano la scoperta, lo sviluppo e gli sconforti dell’amore non è possibile modificarne gli insegnamenti del maestro.
Brave le tre attrici che utilizzano anche oggetti scenografici congeniali alla rappresentazione, portandoci in quello che appare il mondo degli anni Venti, ricco di affermazioni presenti nello spettacolo.