Luciano Melchionna pone il giusto accento su temi quali la gelosia, l’invidia, la demenza senile e l’egoismo
Al Teatro Sannazzaro di Napoli torna Lello Arena in Parenti Serpenti di Carmine Amoroso, con Giorgia Trasselli, per la regia di Luciano Melchionna; una produzione Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro in collaborazione con Bon Voyage Produzioni e Festival Teatrale Borgio Verezzi (repliche fino a dom. 14 novembre).
É la quarta stagione consecutiva che Parenti Serpenti viene ripreso in teatro, a testimonianza del grande successo di pubblico. Il testo, da cui fu tratto nel 1992 il celebre film di Mario Monicelli, indaga sui rapporti genitori-figli, una volta che i primi sono diventati anziani e i secondi sono cresciuti (o forse no). Saverio (Arena) e Trieste (Trasselli) ricevono in casa loro i quattro figli con relativi coniugi per le feste natalizie. Tutto sembra scorrere tranquillamente, nell’ordinaria routine festiva composta da cenone della vigilia, processione, tombolata, messa di mezzanotte e scambio dei regali, finché, il giorno di Natale, Trieste, a pranzo con tutta la famiglia, si decide a fare un annuncio che cade sulla tavolata come un fulmine a ciel sereno: i due anziani coniugi, a causa dell’età che avanza, non se la sentono più di continuare ad abitare da soli, ma rifiutando nettamente l’idea di andare a vivere in un ospizio (dopo averne visitato uno), decidono che saranno i loro figli a dover scegliere chi, tra loro quattro, ricevendo in cambio una parte della loro cospicua pensione e l’abitazione dei due in eredità, si assumerà l’onere di accoglierli in casa propria. Spaventati dall’idea di rinunciare ai propri spazi e alla propria quotidianità, figli e consorti danno vita a una serie di alterchi, smascherando così tutta la loro ipocrisia, i segreti, i rancori, le gelosie e la grezza materialità.
«Viviamo in un’epoca – sostiene Melchionna – in cui i valori, primo fra tutti il rispetto, stanno pian piano sparendo e l’egoismo sta prendendo decisamente il sopravvento sulla carità umana e sull’empatia. Prima o poi saremo tutti dei vecchi bambini bisognosi di cure, perché trasformarci in soprammobili polverosi, inutili e ingombranti?».
E in effetti tutto lo spettacolo ruota intorno a questa considerazione. Nel fotografare questo interno di famiglia, Luciano Melchionna pone il giusto accento su temi quali la gelosia, l’invidia, la demenza senile, l’egoismo, il tutto trattato con estrema leggerezza e lucidità. Il vecchio Saverio di Lello Arena ricorda a tratti Luca Cupiello, con il suo ostinato rifiuto della realtà, con il suo attaccamento alle tradizioni (qui il presepe viene sostituito dall’albero di Natale), con le sue volontarie provocazioni al resto della famiglia, quasi a voler aiutare i figli a far emergere il loro lato peggiore per farli crescere. La sua interpretazione risulta, così, tenera e sferzante, comica e amaramente cinica allo stesso tempo. Gli dà man forte la brava Giorgia Trasselli nei panni della pratica e amorevole moglie e madre Trieste, sulle cui spalle cade tutto il peso di tenere unita una famiglia che si sta disgragando. Ben affiatato il resto del cast, composto da Raffaele Ausiello, Marika De Chiara, Andrea De Goyzueta, Carla Ferraro, Luciano Giugliano, Anna Rita Vitolo, ciascuno in grado di ben caratterizzare il proprio personaggio. Degna di nota la bella scenografia di Roberto Crea. Da vedere, per riflettere ridendo.