In scena, al Teatro Sannazaro di Napoli, Il Compleanno di Harold Pinter nella versione di Alessandra Serra, con Maddalena Crippa, Alessandro Averone, Gianluigi Fogacci, Fernando Maraghini, Alessandro Sampaoli, Elisa Scatigno per la regia di Peter Stein; una produzione TieffeTeatro Milano/TSV-Teatro Nazionale/Viola Produzioni srl (repliche fino a domenica 4 dicembre).
Il Compleanno, messo in scena per la prima volta nel 1958 è una delle pièce più apprezzate e rappresentate di Harold Pinter che la scrisse a soli 27 anni, influenzato dal teatro dell’assurdo di Samuel Beckett e dalla lettura del Processo di Franz Kafka. La vicenda parte da una situazione apparentemente innocua per poi sfociare nell’inverosimile per via dei suoi personaggi. Individui paurosi, isolati dal mondo in uno spazio ristretto, infelici ma al sicuro. Fintantoché non arriva qualcosa o qualcuno, a scuotere il loro pertugio e a rappresentare una minaccia. Un teatro che mette in scena individui soffocati dalla repressione, spesso neanche consapevoli della loro condizione, anzi convinti di essere in effetti uomini totalmente liberi.
«I 63 anni che sono passati dalla creazione del “Compleanno” di Harold Pinter – spiega Stein – non hanno tolto niente del suo effetto enigmatico ed inquietante. Un tipo perdente, con un passato non molto chiaro, è raggiunto da questo passato, messo sotto terrore e con forza cambiato in un uomo che segue rigorosamente le regole ferree della vita quotidiana. L’atmosfera di una minaccia continua non smette mai – come nella vita di tutti noi – di dominare qualsiasi azione. La domanda “chi siamo noi?”, alla quale non possiamo mai rispondere perché una falsa o oscura memoria si mischia con la nostra voglia di metterci in scena, sta al centro di questo compleanno d’orrore».
La paura di diventare adulti e responsabili, di essere inquadrati in un ruolo che la società ci impone, i comportamenti “adeguati” che con la loro violenza irrompono nella vita di chi sta per entrare nella fase della maturità, rendendolo cieco rispetto ai propri sogni e alle proprie aspirazioni: questi sono i temi che sottendono questa pièce che Peter Stein dirige con grande limpidezza e rigore. Uno stile asciutto e diretto che imprime forza e profondità al lavoro degli attori, i cui minimi gesti e intenzioni sono attentamente calibrati, in un crescendo di tensione che genera ritmo sostenuto e compenetrazione emotiva da parte dello spettatore. Non un accento è buttato via, non un’azione fuori luogo o superflua. Attori sempre veri e nella parte, tra cui ricordiamo la bravissima Maddalena Crippa nel ruolo di Meg, lo strepitoso Alessandro Averone in quello di Stanley e l’intenso Gianluigi Fogacci in quello di Goldberg. Scenografia di Ferdinand Woegerbauer, luci di Andrea Violato e costumi di Anna Maria Heinreich contribuiscono ad infondere un’atmosfera inquietante vagamente hopperiana. Spettacolo profondo, coerente e poetico, come se ne vorrebbero vedere sempre.