Uno dei testi “cult” del drammaturgo scritto nel 1986 riproposto con il sottotitolo “Un dé-coupage, 34 anni dopo”
Al Teatro San Ferdinando di Napoli torna Enzo Moscato con Occhi Gettati. Un dé-coupage, 34 anni dopo, con Benedetto Casillo, Giuseppe Affinito, Salvatore Chiantone, Tonia Filomena, Amelia Longobardi, Anita Mosca, Emilio Massa, Enzo Moscato, Antonio Polito, regia di Enzo Moscato; una co-produzione Teatro di Napoli e Compagnia Teatrale Enzo Moscato/Casa del Contemporaneo (repliche fino a dom. 31 ott.).
Scritto e andato in scena nel 1986, Occhi Gettati può ben definirsi il manifesto della nuova drammaturgia di Moscato. Un lungo monologo in forma di poesia in cui si intravvedono tutte le tematiche e i personaggi del suo Teatro a venire: janare, baldracche, femminielli e, in generale, tutti i reietti che popolano una città onirica, magnanima, squallida, un vero “paradiso abitato da diavoli”. «Nel 1986 – ricorda con orgoglio Moscato – venivo già da sette anni di scrittura teatrale canonica. Avevo già vinto il massimo premio di drammaturgia in Italia. Avrei potuto riposare sugli allori e invece mi sentii in obbligo di rimettere tutto in discussione. Di ricominciare daccapo con un più radicale linguaggio scenico: la poesia pura».
Chi abbia già visto almeno uno spettacolo di Enzo Moscato comprenderà bene la difficoltà di “spiegare” il suo Teatro. Una forma artistica che si nutre di suggestioni, di emozioni (il più delle volte forti), di suoni ripresi e a volte storpiati da una lingua che è un napoletano antico o autenticamente popolano, fatto di rime, assonanze, reiterazioni. Per darne un’idea, e solo un’idea, basti dire che questa volta – 34 anni dopo – il monologo viene frantumato e agito da nove attori e attrici che danno voce e corpo a quello che lo stesso autore definisce “un balletto di fantasmi, reali o immaginari” che cantano, ballano, inveiscono, bestemmiano, ridono in una sorta di “picassiana Guernica, di grande incendio, un rogo, un olocausto” sullo scenario di una Napoli alla deriva sulla quale Moscato getta i suoi occhi. In questo luogo-non luogo dell’anima e della memoria, suggestivamente rappresentato dalle scene e i costumi di Teresa di Monaco, il metteur-en-scène dirige dal suo scranno con leggio gli altri otto personaggi-anime, otto interpreti di grande talento, tra cui ricordiamo un ottimo Giuseppe Affinito e un Benedetto Casillo in stato di grazia. Questo è ciò che si può raccontare. Il resto è da vedere.