Per le festività natalizie, il Teatro San Ferdinando di Napoli presenta Scalo Marittimo di Raffaele Viviani, con Francesco Di Leva, Adriano Pantaleo, Giuseppe Gaudino e con Andrea Vellotti, Pasquale Aprile, Federica Carrubba Toscano, Francesca Fedeli, Irene Scarpato e i musicisti Simona Boo, Maryam Germinario, Simone Ndiaye sotto la direzione musicale Mario Tronco, per la regia di Giuseppe Miale di Mauro; un progetto Compagnia Nest prodotto da Teatro di Napoli-Teatro Nazionale (repliche fino a dom. 8 gennaio 2023).
Raffaele Viviani scrisse Scalo Marittimo nel 1918, più di cento anni fa, ambientando l’atto unico su una banchina del porto di Napoli nei minuti che precedono la partenza del piroscafo “Washington” per Buenos Aires. Il molo si anima e prende forma grazie al susseguirsi di svariati personaggi: marinai, facchini, venditori ambulanti, truffatori e viaggiatori di varie estrazioni sociali. Un’antica storia d’emigrazione, qui raccontata da un coro di immigrati africani di seconda o terza generazione.
«Non c’è tempo migliore di questo – spiega Miale di Mauro – per ripercorrere la storia della migrazione italiana. Un tempo, questo, in cui l’Italia è la meta sognata dagli immigrati che decidono di fare il lungo e tortuoso viaggio verso la libertà. Scalo Marittimo ci permette d’indagare sulla genesi del pregiudizio che accompagna da sempre i fenomeni migratori. Partendo da una presa di posizione precisa sul fenomeno dell’emigrazione che Viviani spiega attraverso le parole del Doganiere quando gli fa dire: “Povera gente! Quante belle energie costrette a disperdersi per il mondo!”».
Giuseppe Miale dirige uno spettacolo complesso, passando con disinvoltura da toni farseschi dell’inizio a toni ben più drammatici, a mano a mano che si procede nella narrazione. Ne risulta uno spettacolo raffinato e gradevole, dove ogni situazione, ogni personaggio rappresenta una tessera di un mosaico prezioso, che offre ilarità e molti spunti di riflessione. La marea umana che s’infrange sulla banchina del porto scopre una serie di vicende personali dolorose e cariche di speranza, cui un nutrito gruppo di attori e attrici (primi fra tutti gli ottimi Francesco Di Leva, Adriano Pantaleo e Giuseppe Gaudino) dànno voce e corpo, interpretando e caratterizzando sapientemente tre personaggi ciascuno. E il pensiero vola subito a ciò che vediamo ogni giorno in TV, una massa di disperati che comincia a subire vessazioni e ingiustizie già in Patria, ancora prima di partire per una terra sconosciuta. Il tutto mentre i musicisti/cantanti intonano le canzoni originali di Viviani con arrangiamenti elettronici, a testimonianza dell’universalità dell’autore. Finanche le didascalie del testo (veri brani di letteratura) sono cantati in maniera polifonica. Bellissime e funzionali, nella loro stilizzazione, le scene di Luigi Ferrigno, valorizzate dal disegno luci di Luigi Biondi. Felice la scelta dei costumi polimorfi di Giovanna Napolitano, volutamente d’epoca. Così, giusto per ricordarci chi siamo stati e da dove veniamo.