In scena, al Teatro San Ferdinando di Napoli, Il Segreto Del Talento. Commedia Per Musica di Valeria Parrella, con Teresa Saponangelo, Elisabetta Valgoi e gli Ondanueve String Quartet, musiche e regia di Paolo Coletta; una produzione Teatro di Napoli-Teatro Nazionale e Società per Attori (repliche fino a domenica 5 febbraio).
Dopo le ultime imprese editoriali (La Fortuna è stato pubblicato da Feltrinelli nel 2022), la scrittrice napoletana Valeria Parrella torna al teatro con una brillante commedia per musica in cui scandaglia il tema del talento e del successo, tramite le figure di due attrici che sembrano aver imboccato la fase discendente della loro carriera. La napoletana Melina (Saponangelo), e la veneziana La Dernier (Valgoi), amiche e rivali, hanno infatti perduto fiducia nel loro talento. Hanno però saputo, da un compositore senza successo alcuno, che un celebre Maestro, erede di musicisti come Scarlatti, Pergolesi e Cimarosa, possiede un oggetto – gelosamente custodito – che ritiene essere il segreto per il talento. Le due decidono così di sottrarglielo, intrufolandosi nella labirintica abitazione del celebre Maestro.
«Arriva un momento nella vita degli artisti – afferma Parrella – in cui il talento si appanna. Non è vero. Il talento, se c’è, non si appanna mai. Ma gli artisti non lo vedono più. Può essere un movimento endogeno, derivato dalla stanchezza, dalla paura che accada, come certe profezie che si auto-avverano, o può essere un movimento che deriva dall’esterno: troppo successo stroppia, e annienta il sentimento del talento, che è il suo fratello nobile. Esistono talenti con successo e artisti di successo nient’affatto talentuosi. Ognuno che si provi a salire su un palcoscenico sa che ci sarà uno sguardo, un giudizio, oppure nulla. E l’artista misurerà il suo talento non più in base a quel nucleo pulsante delle origini, ma alla capacità che esso ha di mostrarsi agli altri».
Affascinante e profonda la disamina della questione che Valeria Parrella affida ad un testo brillante, intelligente e raffinato, che sovrappone alla lingua italiana le altre due lingue della nostra più alta tradizione teatrale: il Napoletano e il Veneziano. Il tutto condito da belle musiche originali di Paolo Coletta che attinge al repertorio del belcanto settecentesco, non disdegnando felici incursioni in atmosfere alla Kurt Weill e alla Bernstein, per discendere fino alla commedia musicale alla Garinei e Giovannini. Il tutto rielaborato, ovviamente, in chiave assolutamente originale, con arrangiamenti moderni che offrono l’occasione alle due interpreti di esibirsi in veri pezzi di bravura. Bravura che Teresa Saponangelo ed Elisabetta Valgoi hanno da vendere (a proposito di talento) sia come cantanti che come attrici brillanti. La sapiente leggerezza della regia è corroborata dalle belle scene di Alessandro Chiti e dai costumi di Carla Ricotti. Un plauso particolare ai Maestri Marco Pescosolido, Luigi Tufano, Andrea Esposito e Paolo Sasso componenti il Quartetto d’archi Ondanueve, di perizia musicale e simpatia travolgenti. Da vedere.