Al Teatro Quirino di Roma in scena (fino al 4 febbraio) “Il Padre” di August Strinberg con Gabriele Lavia, che ne firma anche la regia e Federica Di Martino, e con Giusi Merli, Gianni De Lellis, Michele Demaria, Anna Chiara Colombo, Ghennadi Gidari, Luca Pedron.
Il capitano di cavalleria Adolf, che vive circondato da donne: la moglie Laura, la suocera, la figlia Berta e la balia, si scontra con la moglie sull’educazione da impartire alla figlia. La legge è dalla parte dell’uomo, spiega il capitano, ma la realtà è che, alla fine del 1800, ancora non si può avere certezze sulla paternità. Grazie a questa incertezza la moglie insinua nell’uomo il dubbio che egli sia realmente il padre della giovane, facendolo precipitare in un abisso dove i protagonisti sono lui, la moglie, la figlia e l’altro.
Strinberg racconta l’animo umano in una tragedia all’interno della quale l’uomo, visto da sempre come comandante non solo di soldati, ma anche della famiglia, perde il suo ruolo, sopraffatto dalla donna, che, grazie alla sua forza e alle sue certezza, in questo caso non scientifiche, si appropria di un potere che, per legge, non le viene riconosciuto. L’intento dell’autore è di affondare l’uomo nell’abisso della sua storia, della sua follia, attraverso un evento “banale”, quale può essere il tradimento, perché presente nella storia dell’umanità sin dagli albori.
Lavia ne sottolinea la tragedia umana, anche dell’autore che racconta nelle sue opere, la proprie vicende fino a rasentare la follia. È lo stesso Lavia che parlando dell’opera afferma “se l’essere uomo diventa “non essere”, diventa proprio come Amleto, follia”.
Sulla scena appare evidente la follai del protagonista che più volte si spinge a ricercare certezze, a riprendere un ruolo che la moglie, donna, gli priva del tutto, lasciandolo senza alcuna sicurezza genitoriale e questo si ripercuote inesorabilmente sull’intera vita dello stesso. Senza punti fermi della sua autorità, l’uomo, abbattuto, viene sconfitto dalla presenza della donna, che, forte delle sue conoscenze e certezze, ne prende il posto di comando.
L’ambientazione viene esaltata dalla scena in cui il rosso della pazzia, della rabbia, dell’amore, della passione, presente sulle pareti, sul pavimento e sull’arredamento, sottolinea la presenza di questi sentimenti, accecati dalla frustrazione e dalle continue discussioni. Tutto appare portato all’estremo, così come la vicenda porta alla pazzia.
Un Gabriele Lavia intenso nella sua rappresentazione dell’uomo vittima degli eventi ma anche di se stesso, affiancato da una buona prova di Federica De Martino. Bella e brava la prova di Giusi Merli, splendida balia.
Lo spettacolo, intenso, a tratti fisso, presenta note di ilarità che aiutano lo spettatore a entrare nella vicenda umana raccontata sulla scena.
“Il Padre” sarà in scena fino al 4 febbraio proseguendo la stagione del Teatro Quirino.