Al Teatro Olimpico di Roma, lo spettacolo teatrale “Non mi hai più detto ti amo” di Gabriele Pignotta, che ne cura anche la regia, con Lorella Cuccarini e Giampiero Ingrassia, Raffaella Camarda, Francesco Maria Conti e Fabrizio Corucci e le musiche di Giovanni Caccamo. Lo spettacolo sarà in scena fino al 16 dicembre.
Si parla di famiglia, di evoluzione, di amore, di gestione della stessa. Una coppia sposata con due figli, il marito è medico e la moglie si ritrova a fare la casalinga perché, anche se architetto, alla nascita dei figli ha deciso di seguire la loro vita, lasciando da parte la sua. D’un tratto, dopo una serie di analisi, il nucleo familiare si ritrova ad affrontare un momento difficile: alla mamma viene diagnosticato un male che potrebbe portare alla morte.
Qui partono delle dinamiche di rottura, poiché si scontrano, all’improvviso le aspirazioni della donna e la vita reale e abitudinaria dei componenti della famiglia, tutti abituati a fare affidamento sulla presenza della mamma. Tutti, però, in un gesto di generosità decidono di rispettare il desiderio da lei espresso, di allontanarsi dalla famiglia e provare a lavorare, realizzando il suo desiderio.
Tra risate, riflessioni ironia, si segue il percorso della famiglia, dove avvengono cambiamenti importanti, legati alla maturità o meno dei singoli componenti, alla crescita e alla situazione affettiva degli stessi nonché alla scoperta del senso di appartenenza.
Lo spettacolo, che riserva un finale a sorpresa, è ben interpretato dai protagonisti, che mostrano un affiatamento particolare. La loro recitazione gode di affiatamento che scaturisce attraverso il feeling che si nota sul palco. Anche i due giovani protagonisti mostrano buone capacità interpretative.
L’ottima recitazione si basa su un testo, che, nonostante sia bello, interessante e coinvolgente, attraverso i continui cambi di scena, appare più come la sceneggiatura di un film che la drammaturgia di un testo teatrale, ma segue, in questo caso, la scia di molti altri testi contemporanei, che sempre più spesso avvicinano il teatro al cinema.
Straordinaria la scenografia, con i cambi di ambientazione decisi e la cucina, che, al primo colpo, ci trasporta all’interno della cucina di casa nostra. Siamo entrati nella nostra società e osserviamo una delle famiglie che conosciamo per comprenderne le dinamiche.
La musica di Giovanni Caccamo accompagna lo spettacolo, e chi apprezza la musica italiana, riconosce il pop italiano e la musicalità della canzone.