É andato in scena, al Teatro Nuovo di Napoli, Tutte le Notti di un Giorno di Alberto Conejero, traduzione di Maria Concetta Marzullo e Marco Ottaiano, adattamento di Marina Sorrenti con Claudio Di Palma e Marina Sorrenti, regia di Manuel Di Martino; una produzione Ente Teatro Cronaca.
Alberto Conejero, classe 1978, è uno dei più premiati autori della nuova drammaturgia spagnola, nonché Direttore del Festival De Otono. Tutte le Notti di un Giorno, opera tradotta per la prima volta in italiano su commissione dell’Istituto Cervantes di Napoli, è un viaggio nella memoria, un dialogo con la propria coscienza o una confessione di un giardiniere (Samuel) e la sua padrona (Silvia). Perché, com’è noto, siamo ciò che ricordiamo e il nostro presente e il nostro futuro sono indiscutibilmente segnati da ciò che è stato: ed ecco che i ricordi, dunque, divengono al contempo il più luminoso dei rifugi e la più oscura delle prigioni. Tutte le Notti di un Giorno è la storia di un amore impossibile, o per essere più precisi, una storia sull’impossibilità di amare. Siamo all’interno di una serra piena di piante rare, dove il premuroso e diligente giardiniere Samuel rievoca la sua breve ma travolgente storia con la padrona di casa, Silvia che, delusa da un altro uomo, si dà all’alcool e gli si concede. Dopodiché il suo corpo scompare e gli inquirenti mettono Samuel sotto torchio. Sarà stato lui ad ucciderla? O lei è partita per un luogo lontano, alla ricerca dell’oblio?
Ciò che rende questo testo interessante è il racconto non lineare della vicenda. Si parte – infatti – da un ricordo del giardiniere che evoca la provocante padrona, e si finisce con un racconto a ritroso che egli fa durante l’interrogatorio. Il tutto nello spazio claustrofobico di una serra, immaginata e realizzata dal biennio di scenografia per il teatro dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, in cui i due protagonisti si muovono, prigionieri dei propri ricordi, come due mosche in un bicchiere capovolto. E tuttavia, la stessa serra è anche l’unico rifugio in cui Samuel sembra trovarsi a suo agio nel ripercorrere la vicenda, come l’acquario per un pesce. Scavando a fondo nella contorta psicologia dei personaggi, la regia di Manuel De Martino costruisce un noir avvincente, ricco di sfumature, in cui si esaltano le doti attoriali dei due protagonisti. Claudio di Palma –che qui dà gran prova di bravura – e Marina Sorrenti sostengono abilmente due ruoli non facili, riuscendo a caratterizzare puntualmente i loro personaggi.