Al Teatro Nuovo di Napoli è di scena Sesto potere (Nascita di una democrazia violata dall’odio, dal denaro e dalla vendetta) scritto e diretto da Davide Sacco, con Francesco Montanari, Cristiano Caccamo, Nina Torresi, Matteo Cecchi, con la partecipazione in video di Lorenzo Gioielli e con la voce di Antonio Zavatteri; una produzione Ente Teatro Cronaca, LVF – Teatro Manini di Narni e Teatro Comunale di Sulmona “Maria Caniglia” (repliche fino a dom. 28 gennaio).
In questo breve ma intenso dramma, Davide Sacco affronta un tema quanto mai attuale: la creazione di notizie false e il loro enorme impatto sull’opinione pubblica, tanto da condizionare (cosa che è già successa negli Stati Uniti) l’esito del voto democratico. Ecco, dunque, il senso del titolo: dopo il Quarto Potere (la Stampa) e il Quinto (la TV), oggi siamo in balìa di un Sesto Potere, quello dei Social Network. In un capannone isolato, tre ragazzi vengono pagati da un partito estremista per inventare fake news e manipolare le elezioni politiche imminenti. La notte prima del silenzio elettorale, un noto conduttore televisivo intervista il vicesegretario del partito per cui lavorano i ragazzi, mettendolo in difficoltà e facendogli fare una pessima figura davanti a tutto il Paese. I ragazzi stanno casualmente assistendo alla diretta televisiva e, preoccupati che questo possa compromettere il loro lavoro, decidono che non creeranno più fake news contro il partito avversario, ma che diffameranno direttamente il conduttore televisivo. Da quel momento la situazione inizia a degenerare… «I temi centrali di questo spettacolo – spiega Davide Sacco – sono la politica, le fake news, la manipolazione. Ma quello su cui ho scelto di concentrarmi sono state le motivazioni che spingono una generazione a comportarsi in maniera così crudele. Ci sono molti conflitti in scena: il più evidente è quello tra i ragazzi e il conduttore televisivo, ma più andiamo avanti e più capiamo che il conflitto maggiore è interiore a ognuno di loro, tra quello che vorrebbero essere e quello che la società li costringe a diventare. Il campo di battaglia è quello della diffusione delle notizie, e anche qui lo scontro è tra un conduttore che eccelle nel suo mestiere e tre giovani che invece sanno come gestire l’umore del web, come smuovere le masse e scatenare reazioni di pancia ma terribilmente potenti. In mezzo, la verità, che viene schiacciata e perde sempre più di valore».
Un ambiente asettico, post-moderno, freddo, dominato da TV e computer è il ring ideale, disegnato da Luigi Sacco, dove si scontrano i tre giovani ed il più anziano. Il conflitto qui diventa anche generazionale, tra personaggi che parlano linguaggi diversi. Il conduttore appare come un leone morente azzannato da jene fameliche, lui che un giorno ha avuto lo stesso potere loro ma che ha saputo come utilizzarlo all’interno di certe regole che sono ormai saltate. Le giovani jene si scagliano contro chiunque, senza esclusione di colpi e soprattutto senza un movente chiaro. O forse il movente, pur se squallido, va ricercato nelle tre parole che fanno da titolo ai tre capitoli di cui si compone lo spettacolo: Odio, Denaro, Vendetta. Spettacolo che parla chiaro e arriva dritto come un pugno nello stomaco, anche se col limite – ci sembra – di essere un po’ troppo legato alla situazione politica e a taluni personaggi della contingenza attuale. Altri riferimenti, e più vaghi, avrebbero sicuramente conferito una maggiore universalità all’opera. Per il resto, lo spettacolo si avvale di una regia molto puntuale e di un cast fresco e giovane, composto da Cristiano Caccamo, Nina Torresi e Matteo Cecchi, capitanati da Francesco Montanari, che adopera tutta la sua verve e la sua energia senza risparmiarsi. Spiacciono solo i molti momenti urlati, soprattutto nella parte finale, che fanno perdere alcune battute. Comunque, un’occasione per riflettere e discutere su temi della realtà in cui siamo immersi.