Dopo il fortunato debutto al Teatro Grande di Pompei, approda al Teatro Mercadante di Napoli il Prometeo di Eschilo, nella traduzione di Davide Susanetti, con Luca Lazzareschi, Gigi Savoia, Tonino Taiuti, adattamento, scene e regia di Massimo Luconi; una produzione Teatro Stabile di Napoli e Fondazione Campania dei Festival – Napoli Teatro Festival Italia (repliche fino a domenica 15 Aprile).
Il mito di Prometeo è uno dei più misteriosi e affascinanti della cultura classica greca. L’eroe che ruba il fuoco agli dei per donarlo agli uomini, affrancandoli dalla loro barbarie, è al tempo stesso traditore di Zeus. Tale ambiguità si riflette anche sul suo dono, che può essere al tempo stesso arma di conoscenza e progresso ma anche di distruzione. Così, similmente a quanto accade nel mito biblico dell’Eden perduto a causa del furto del frutto della conoscenza, anche Prometeo subirà la terribile e inesorabile punizione del suo dio. “La storia di Prometeo, che è dentro di noi, sedimentata da secoli di storia anche tragica – spiega Massimo Luconi – incarna le nostre angosce e inquietudini. In termini psicanalitici rappresenta anche un incessante desiderio, una perenne insoddisfazione e pulsione conoscitiva e riflette in sintesi il tormento e il rovello intellettuale dell’uomo, che gli antichi greci già avevano ben evidenziato e analizzato. La tragedia è tutta in questa tensione su ciò che sarà domani, nella continua attesa sul futuro degli uomini e degli dei”.
Tensione e attesa ben evidenziate nel testo come nello spettacolo. Sul fondo della scena campeggia un’enorme e inquietante installazione dell’artista senegalese Moussa Traore. Ai suoi piedi, solo, isolato, incatenato, Prometeo interpretato incisivamente e con ottimo piglio da Luca Lazzareschi. Massimo Luconi, con buona intuizione, lascia entrare dalla sala i personaggi che si avvicendano ad interloquire con l’eroe, rendendo tutto il pubblico parte del coro, con l’accompagnamento di Vittorio Cataldi alla fisarmonica. Buona la prova di tutto il cast: Gigi Savoia (Ermes), Tonino Taiuti (Oceano), Alessandra D’Elia (Io), Flo (Coro). Spettacolo bello visivamente, che si interroga intelligentemente sul destino dell’uomo ma anche degli dei, quindi del senso del divino e della fede. E su quest’ultima, angosciante domanda si chiude il pesante sipario di ferro.
Dal 17 al 22 Aprile, lo spettacolo sarà in scena anche al Teatro Duse di Genova.