Il Teatro Mercadante di Napoli ospita fino al 30 aprile lo spettacolo Misericordia, scritto e diretto da Emma Dante.
Da sempre la nota regista palermitana porta in scena una serie di personaggi da corte dei miracoli e ,in particolare, donne che vengono relegate ai margini della società e se vogliono vivere devono lottare e combattere con ferocia per cercare di superare squallore e degrado.
E’ il caso di Nuzza (Manuela Lo Sicco), Anna (Leonarda Saffi) e Bettina (Italia Carroccio) che di giorno lavorano a maglia e sul calar della sera si prostituiscono.
All’apertura del sipario siedono su tre seggioline pieghevoli. La quarta è occupata da Arturo (Simone Zambelli), un ragazzo disabile nato settimino dalla defunta Lucia e dal falegname Geppetto, violento ed ubriacone.
Il ritmo incalzante dei ferri permette ad Arturo l’inizio di una danza indiavolata. Le sue braccia fendono l’aria mentre i suoi piedi il palcoscenico con una grazia e una levità sorprendenti.
Ogni sera Arturo si accosta alla finestra del tugurio per veder passare la banda e sogna di suonare uno strumento.
Accanto ai personaggi sono disposti oggetti che richiamano l’infanzia: due cavallucci a dondolo di plastica, dei berretti colorati, un sacco della spazzatura pieno di giocattoli rotti, un carillon, tante bottiglie di plastica, una valigia, un cuscino ,una vestaglia con piume, scarpe spaiate.
Nuzza, Anna e Bettina parlano tra loro con parole incomprensibili e gesticolano con furia.
Le tre donne sembrano tarantolate. Si rincorrono a vicenda accusandosi l’una con l’altra di aver mangiato il companatico di un panino stantio. Poi si avvicinano ad Arturo. Lo baciano e lo accarezzano con trasporto. Ma ecco che sopraggiunge la sera e Nuzza, Anna e Bettina si spogliano dei loro luridi vestiti, rimangono seminude e mimano carezze ed amplessi. Arturo continua a danzare e a sognare sulle note di una musica balcanica mentre Eros, fascino ed armonia si fondono.
Arturo, il loro Pinocchio disarticolato, il loro pezzo di legno, il povero orfano menomato, accudito con tanta pietà del cuore da ben tre madri , diventa un bambino e pronuncia l’unica parola che per lui ha un senso: mamma.
È Finalmente pronto ad affrontare il mondo e le sue insidie, portando con sé lo stupore pieno di ricordi di una commovente fanciullezza Saluta ignaro le tre donne.
Nuzza,Anna e Bettina gli preparano la valigia con le sue povere cose mettendo anche qualche soldo in una vecchia scatola di caramelle.
Devono lasciarlo andare per il suo bene, devono offrirgli un futuro diverso.
Come tutti gli spettacoli di Emma Dante , anche Misericordia ha più temi: la violenza di genere, la disabilità, il desiderio di maternità, il potere catartico e salvifico dell’arte.
Misericordia rimanda alla preghiera e al senso religioso della vita e della morte che Emma Dante sa coniugare in maniera laica con lacrime e dolore.
Emma Dante la si ama o la si odia. Non ci sono vie di mezzo né alternative al suo modo di fare teatro, a smuovere le coscienze, al far riflettere. Un pugno nello stomaco e via , dopo aver respirato quasi in apnea.
É superfluo soffermarsi sulla bravura degli attori, in particolare quella manifestata da Simone Zambelli che ci restituisce un Arturo poetico e sensibile, affascinante e coinvolgente, fatto di sogni e speranze.
Misericordia è una favola che non sfigurerebbe tra quelle del Basile, tanto amato dalla nostra autrice.
Le favole non sempre hanno un lieto fine o sono consolatorie. Lo sappiamo: dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior…