Al via la seconda edizione di Pompeii Theatrum Mundi, rassegna di teatro classico presso il Teatro Grande del parco archeologico di Pompei, con lo spettacolo Salomè di Oscar Wilde, nella versione di Gianni Garrera, con Eros Pagni e Gaia Aprea per la regia di Luca De Fusco; una co-produzione del Teatro Stabile di Napoli, Teatro Stabile di Genova, Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia e Teatro Stabile di Verona (repliche fino a sabato 23 giugno, ore 21:00).
Scritta in francese nel 1891, Salomè è una tragedia atipica per il repertorio di Oscar Wilde, forse per questo destinata – nella storia – più alla lettura che alla rappresentazione. Tratta del noto episodio biblico di Salomè, figliastra di Erode e figlia di Erodiade, che – vedendosi rifiutata da Giovanni Battista, che ha votato la sua vita solo a Dio – ne ordina la decapitazione. “I registri che Wilde usa – spiega De Fusco – oscillano tra il drammatico, l’ironico, l’erotico e il grottesco, in una miscela effettivamente molto ambigua e di difficile rappresentazione, proprio per la sua originalità”. Una tragedia moderna che, in sintesi, pone al centro la classica dicotomia Amore/Morte, desiderio carnale e aspirazioni spirituali, in cui tutti i personaggi ne escono sconfitti, compresa la protagonista, cui non resta altro che baciare le spoglie esanimi dell’oggetto del suo desiderio, in un gioco perverso di immedesimazione speculare.
Lo spettacolo risulta riuscito per la lettura che De Fusco ne dà, in bilico tra tragedia e ironica leggerezza, perfettamente in sintonia con le intenzioni dell’autore, grazie anche all’interpretazione di quel monumento di Eros Pagni (il Tetrarca Erode) e dei suoi compagni di scena. Tra tutti ricordiamo un’eterea Gaia Aprea (Saslomè), Anita Bartolucci (Erodiade) e Giacinto Palmarini (Iokanaan/Giovanni). Memorabili le scene della danza dei sette veli di Salomè e della supplica di Erode alla fanciulla, mentre ella s’incammina lentissimamente, fino a salire in cima alla cavea del teatro, glaciale come la Luna, in un crescendo di tensione e di effetto grottesco. Spettacolo visivamente molto efficace grazie alle scene e costumi firmati da Marta Crisolini Malatesta e alle installazioni video di Alessandro Papa. Un po’ abusato il tappeto sonoro delle pur belle musiche di Raul Bagno.
Da vedere.