Fino al 22 ottobre è in scena al Teatro degli Audaci lo spettacolo “Sbussolati” scritto e diretto da Roberto d’Alessandro e con Mario Zamma, protagonista assoluto di questo spettacolo. A volte bisogna perdersi, per ritrovarsi. Ma quando a perdersi è un’intera società, come si fa a ritrovare un sentiero sicuro? E dove ci sta portando quest’ epoca senza più una bussola? Prova a rispondere con leggerezza e ironia, Mario Zamma, imitatore e rumorista, una delle anime del bagaglino, ed eclettico e versatile artista. Attraverso la formula del varietà, con una serie di monologhi sferzanti e irriverente ironia, arricchita da suggestivi momenti musicali, Zamma affronta lo “sbussolamento” dei nostri tempi: l’amore, la famiglia, la cultura, la società e la politica, visti attraverso la lente dell’irresistibile comicità dell’artista irpino, e ridere insieme (e riflettere) di una modernità così spesso indecifrabile.
Uno spettacolo esilarante, in cui Mario Zamma riesce a far ridere e a sorprendere con momenti poetici in continua e frenetica alternanza di ruoli e personaggi. Tanti i cambi di scena, veloci e”sbussolati” proprio come si evince dal titolo stesso. Forse non molti conoscevano le svariate qualità di Zamma che con alcuni personaggi, uno su tutti Maurizio Costanzo, fa morir dal ridere. Un comico, un attore, un musicista, cantante e tanto altro per chi ha voglia di trascorrere una serata divertente, fuori dagli schemi sicuramente. Per la seconda volta si ritrovano a collaborare insieme il regista Roberto D’ Alessandro, Mario Zamma e il poliedrico Nicola Canonico sia attore che produttore. Consiglio vivamente di vedere questo spettacolo. Non ve ne pentirete! Un augurio a tutti gli “Sbussolati”.
Ecco l’intervista al regista Roberto D’ Alessandro.
Chi è Roberto D’ Alessandro?
«Sono un regista, scrittore e attore. Ormai sono passati trent’ anni dagli inizi al mio paese, Montalto Uffugo in provincia di Cosenza. Lì non esisteva un teatro, ed io con i miei amici iniziammo a creare le quinte, la ribalta, i fari. Dopo molto tempo ho iniziato invece a lavorare, ma avevo necessità di tentare la strada per viverci e cercavo una scuola importante».
Oggi informarsi sulle scuole più prestigiose è una cosa semplice, basta un click su internet, ma a quei tempi come funzionava?
«Una mia amica, mi disse che Gigi Proietti avrebbe fatto di lì a poco dei provini per la sua bottega teatrale ed io all’ età di 23 anni mi preparai al massimo, superandolo egregiamente.
Quanto è stato importante Gigi Proietti per la tua carriera?
«Se non avessi preso parte a quel laboratorio, non avrei fatto l’attore. Ci sono capitato un po’ per caso ma alla fine ho accolto l’idea che ha lui di teatro, un teatro popolare, per il pubblico e senza eccessi. Shakespeare è teatro popolare e infatti lui dirige il Globe Theatre, caso unico in Italia».
Ti ritieni un attore di teatro?
«Un attore non dovrebbe mai essere solo di teatro o solo di cinema. Si dice che il cinema ti scelga. Io credo che sia semplicemente una questione di fortuna. Bisogna capitarti il provino giusto, la situazione giusta, la persona giusta che crede in te».
Con quale regista cinematografico ti piacerebbe lavorare?
«Paolo Sorrentino».
Parliamo di “Sbussolati”, ultimo lavoro da regista e co-autore insieme a Mario Zamma, protagonista assoluto dello spettacolo, in scena al Teatro degli Audaci dal 12 al 22 ottobre.
«Con Mario Zamma avevo già collaborato per un altro spettacolo “3 Papà per un bebè!” insieme all’ attore e produttore Nicola Canonico, Giuseppe Cantore, Leonardi Barbarisi, Valerio Felici e Alessia Fabiani. L’ esperienza è stata talmente felice che mi hanno proposto questa nuova collaborazione che ho accettato subito, senza preamboli».
Questo spettacolo come nasce?
«Dalla necessità di mettere in scena le specificità di Mario, la sua capacità di cantare, imitare, inserendole in un’idea di storia, in una confezione che fosse teatrale e non era facilissimo, ma ci siamo riusciti. Devo dire che Mario Zamma è realmente un fuoriclasse».
Dal 17 ottobre al 5 novembre sarai in scena al Teatro Eliseo con “Un borghese piccolo piccolo” insieme a Massimo Dapporto.
«Sono estremamente felice di questo debutto, siccome il mio ruolo venne interpretato dal grande Romolo Valli. È uno spettacolo molto bello e incuriosisce molto. Consiglio a tutti di leggere il romanzo siccome lo spettacolo è ispirato più al romanzo che al film».
Che rapporto hai con la lettura?
«Questo dovrebbero farlo tutti. Un attore, un regista o uno sceneggiatore dovrebbero leggere continuamente, tenersi informati, esser curiosi. In generale penso e credo che il nostro lavoro non possa non appartenere ad una vera e propria attività intellettuale, con la capacita intrinseca di carpire, di tracciare o individuare quale sia la strada o l’indirizzo della realtà verso il futuro. Noi artisti abbiamo una responsabilità molto importante».
Ultimo libro letto?
«Sto leggendo un libro su Francesco II di Borbone per uno spettacolo che sto preparando».
Parlaci del Roma Comic Off.
«Siamo alla terza edizione sperando di fare la quarta e di andare sempre meglio. Il Festival cresce.L’ idea nasce dal Testaccio, perché architettonicamente si presta. Ci sono a Roma una quantità enorme di cantine, piccoli spazi perfetti per l’idea che avevo io agli inizi di un teatro off. Ovviamente a causa di una legislatura troppo restrittiva, in maniera ingiustificata a mio avviso, il mio primo approccio all’ idea non è stato possibile e ho deciso di farlo nei teatri off della Capitale. Si possono ospitare in un breve periodo centinaia di compagnie. In Italia non esistono vetrine, percorsi. È tutto un po’ a fortuna».
Cosa consigli ai giovani attori.
«Iniziare a fare questo mestiere solo se la tua esigenza lo impone. Ai giovani consiglierei di fare, non avere un atteggiamento troppo sindacale, anche se la dignità è spesso calpestata ma questo è un mestiere che faremmo anche pagando. Agli inizi della carriera, ricordo, c’ erano attori che chiedevano retribuzioni di prove, contavano i giorni di replica. C’è gente che rischia per te, per farti andare in scena. Ecco, quindi ai giovani consiglio di non vederla subito come una strada dove il denaro scende dal cielo ma fare, imparare, apprendere dai maestri. Cercate vetrine e fate, fate il più possibile. Magari da un gruppo di attori bravissimi, diventa famoso il tecnico, quindi non pensate a diventare famosi, ma pensate a vivere di questo mestiere, tutto il resto è casuale e imponderabile».