«La vita non si vive come la vuoi tu ma come la vuole lei» Francesco Piccolo/Claudio Bisio
Il Teatro Bellini di Napoli ospita fino al 26 marzo lo spettacolo La mia vita raccontata male con Claudio Bisio accompagnato da due sorprendenti musicisti Marco Bianchi e Pietro Guarracino, regia di Giorgio Gallione, testi di Francesco Piccolo.
Il noto attore, conduttore televisivo, comico, cabarettista e doppiatore di Novi Ligure mancava da Napoli e dal Teatro Bellini, dal 2015 quando portò in scena Father and Son, un profondo ed ironico monologo che raccontava il complicato rapporto tra padre e figlio , ispirato a Gli sdraiati di Michele Serra.
Claudio Bisio ha la capacità di raccontare le vite degli altri come se fosse la propria. E questa sua sorprendente qualità attoriale lo fa essere disinvolto, istrionico, padrone della scena, accattivante, ironico e oltremodo comico e paladino di una comicità che fa non solo divertire ma pensare e riflettere.
L’impianto scenico di Guido Fiorato, prevede un divano con numerosi cuscini, tanti televisori , un telefono, una tavolino con libri e riviste posizionati in modo ordinato, una sorta di pianola, una sedia con spalliera, dei cubi di legno sagomati che ritraggono in piccolo edifici con ampie arcate e finestre ma soprattutto alcuni oggetti che calano dall’alto per sottolineare ricordi, emozioni, momenti di vita: libri e copioni, un gigantesco Snoopy, sedie, vasi con felci, lampade che riflettono una luce bianca quasi accecante.
E, all’aprirsi del sipario, c’è Bisio e i suoi musicisti che iniziano a raccontare ciascuno a suo modo i momenti salienti di una vita vissuta tra cose dette o intuite, speranze e memorie, amori e nostalgie.
I ricordi di un bambino felice e divieti genitoriali sintetizzati nel: «Non si può bere l’acqua dopo il latte perché fa acido», le gemelle Kessler che ri-cantano la sigla di una Canzonissima di tanti anni fa, l’essere comunista, la prima vera cotta per una ragazza che abitava sull’Aurelia quando il nostro aveva casa nel quartiere San Giovanni a Roma, lo studio matto e disperatissimo di un testo di Brecht, i mondiali di calcio del ’74 dominati dal muro di Berlino, l’improbabile telefonata di Mara Venier per vincere un montepremi da urlo, l’incontro con la donna della sua vita la cui frase distintiva è: «E che sarà mai!», i due figli: una ragazza e il giapponese.
Siamo consapevoli che questa non è la vita di Bisio ma vogliamo credergli e dargli fiducia perché, come dice Piccolo:” Ho imparato che, come i bastoncini dello shanghai se tirassi via la cosa che meno mi piace della vita, se ne verrebbe via per sempre anche quella che mi piace di più”.
Claudio Bisio è un grande affabulatore e forse quel suo narrare nasconde tante , troppe verità riguardo la sua vera vita.
La mia vita raccontata male, dice Bisio: «É un ping-pong incessante tra me e il pubblico in platea». E infatti gli spettatori si identificano con lui e con le sue storie tanto che la sua vita e la nostra non è poi raccontata così male.
Al termine lunghi e meritati applausi.