Dal 6 al 13 novembre al Teatro Argentina di Roma in scena Il Lago dei Cigni, Dada Masilo’s Swan Lake.
Un classico -spiegava Italo Calvino nelle sue “Lezioni americane”- deve poter apparire fedele a sé stesso e sempre diverso: la coreografia di Dada Masilo di “Il lago dei cigni”, il più celebre balletto della tradizione, ubbidisce a questa regola, proponendo una danza potente, gioiosa, intrigante, all’insegna di uno sbalorditivo “melange” stilistico. Enfant prodige della danza sudafricana, ballerina di qualità eccezionali, coreografa che non si fa scrupolo a confrontarsi e appropriarsi con passione dei classici, Dada Masilo –che il pubblico ha potuto apprezzare tra i protagonisti di “Refuse the Hour” di William Kentridge nella passata edizione di Romaeuropa–, si caratterizza per una fusione di stili, in cui i linguaggi contemporanei vanno a braccetto con il balletto classico e la danza popolare africana, in particolare quella del suo paese, il Sudafrica. Ma è soprattutto la virtuosistica fluidità e naturalezza con cui si fondono stili così diversi e lontani a connotare la sua cifra, che si ritrova a pieno nella coreografia del più famoso balletto di Tchaikovsky. “Il lago dei cigni” è la scoperta dell’amore e della sessualità: nel farlo proprio, Masilo gli imprime un tratto di contemporaneità affrontando con delicatezza e ironia anche l’omosessualità e l’omofobia. E soprattutto gli infonde una insopprimibile vitalità, che contagia i 14 splendidi danzatori della Dance Factory di Johannesburg –uomini e donne tutti in tutù–, svelando la tribalità nascosta nelle danze di carattere di Tchaikovskye il melanconico simulacro che si cela dietro la morte del cigno, gettando un fascio di luce nuova su questo splendido balletto romantico.