
© ivan nocera per teatro di napolii
Debutta in prima nazionale, al Teatro San Ferdinando di Napoli, L’Incarico, basato sul racconto di Raymond Carver nell’adattamento e regia di Luca Bargagna, con Silvia Ajelli, Claudio Di Palma, Arturo Muselli, Antonio Elia; una produzione Teatro di Napoli-Teatro Nazionale (repliche fino a domenica 23 febbraio).
Cosa accomuna lo statunitense Carver e il russo Čechov, oltre al fatto di essere entrambi novellieri di grande ingegno? Sicuramente una certa affinità di vedute e di sensibilità, se è vero che il primo ha nutrito per tutta la sua vita artistica un’immensa ammirazione per il secondo, vissuto un secolo prima. Non a caso, dopo la sua morte, avvenuta nell’agosto del 1988 a soli 50 anni per un cancro ai polmoni (altra affinità con Čechov, che invece morì a 44 anni di tisi), Carver venne definito dal Times “il Čechov del ceto medio americano”. Ed è proprio a Čechov che il grande scrittore dedica il suo ultimo racconto, L’Incarico. All’inizio del 1987, egli si trova tra le mani una copia della biografia del Maestro russo appena pubblicata. La lettura della biografia lo distoglie completamente da tutto il resto: «nel momento stesso in cui il libro è arrivato – ricorda – ho messo da parte quel che stavo facendo e ho incominciato a leggerlo. Mi pare di ricordare di averlo letto quasi tutto d’un fiato».
Particolare attenzione pone agli ultimi giorni della sua vita quando, recatosi in un complesso termale di Badenweiler, nella Germania sud-occidentale, Čechov trova sollievo ai suoi dolori grazie alle cure del Dott. Schwöhrer e della moglie Olga Knipper, la grande attrice del Teatro D’Arte di Mosca che aveva sposato quattro anni prima. La curiosa circostanza della morte dello scrittore avvenuta dopo aver brindato coi suoi due sodali con una bottiglia di champagne (finale degno di una novella di Čechov) stuzzica la fantasia dell’autore che mette in scena uno sprovveduto cameriere d’albergo che, accorso per portare lo champagne e poi richiamato per andare ad avvertire, nel più stretto riserbo, un impresario di pompe funebri (questo è, appunto, l’incarico), fa irruzione nella stanza senza nemmeno accorgersi che c’è un morto e che quel morto è una celebrità, ma spenderà tutte le sue energie per recuperare il tappo saltato via dalla bottiglia.
«Carver – spiega Bargagna – non è un autore teatrale ma qui la scrittura rigorosa e illuminata si riempie di una teatralità quasi naturale. Emerge quindi una prospettiva nuova nel mettere in scena questo racconto, che ti costringe a filtrare l’eco del teatro di Čechov, attraverso lo sguardo inconsapevole e incosciente del quotidiano.»
Il grande lavoro di riscrittura scenica che compie Luca Bargagna si avvale, come fonti, oltre al racconto di Carver che naturalmente offre il soggetto e la temperatura generali, anche i Diari di Olga Knipper e il fitto carteggio tra lei e suo marito (visto che, per le continue tournée di lei, i due passavano più tempo lontani che insieme) che gettano una luce interessante sul loro rapporto, sul rapporto di lui e altri grandi scrittori suoi amici (fra tutti Gorkij e Tolstoj) e sulla figura di Čechov uomo.
Lo spettacolo si svolge, dunque, come un lungo sguardo retrospettivo sulla vita che il protagonista sta per abbandonare, in cui le situazioni agite si alternano a considerazioni a posteriori e al racconto di altre circostanze, creando un effetto di straniamento reso ancora più visibile dalle belle scene di Angelo Linzalata. Ma, con l’entrata in azione del Ragazzo, lo spettacolo cambia registro e vira sull’umoristico (del resto, Čechov per tutta la vita cercò di far capire a Stanislavskij che il suo era un teatro umoristico e non drammaticamente pesante!), assumendo i toni della modernità, come sottolineato dai costumi di Giada Masi e dalle musiche che, dal Trio op. 50 di Tchaikovskij, virano su Sinatra, Waits e Radiohead.
Ben orchestrato appare anche il quartetto di attori, capitanato dall’analitico Claudio Di Palma (nei panni del Dottore) che con la sua arte e la sua esperienza guida i più giovani Silvia Ajelli (un’appassionata Olga) e Arturo Muselli (un misurato e ironico ancorché sofferente Čechov). Rivelazione dello spettacolo è Antonio Elia nei panni del maldestro cameriere che, con poche battute e una perfetta padronanza del movimento, riesce ad imprimere carattere e comicità all’unico personaggio di fantasia della pièce.