Fino all’11 novembre al Ridotto del Mercadante di Napoli, la strepitosa attrice Antonella Morea porta in scena “Mamma: piccole tragedie minimali” per la regia Gerardo D’Andrea.
Brevi atti unici, scritti interamente in napoletano, una sorta di best of, che il drammaturgo campano Annibale Ruccello, raccolse sotto il titolo di Mamma, piccole tragedie minimali (1986), che comprendeva delle fiabe, Catarinella, Miezuculillo e il Re dei Piriti e i racconti Maria di Carmelo (1985), La telefonata (1985) e Mal di denti, un testo estrapolato dai flashback della protagonista in Notturno di donna con ospiti (1983).
Lo spettacolo inizia con il racconto delle tre fiabe, che segue lo schema compositivo e raffinato de Lo cunto de li cunti di Giambattista Basile, uno degli autori napoletani più noti al mondo, che l’attrice Antonella Morea narra con grande maestria, intrattenendo gli spettatori meravigliati, stupiti, divertiti e insilenzio aspettano l’inattesa conclusione, che per Ruccello, era sempre tragica, mentre per Basile è a lieto fine.
Seguono i tre brevi monologhi intervallati da tre bravi musicisti, al violino Caterina Bianco, al sax Enzo Nini, al fisarmonica Martina Mollo che si alternano singolarmente sulla scena, per dare tempo alla Morea di cambiarsi ed entrare in tre personaggi differenti, ma accomunati dalla pazzia.
Il mondo di Ruccello è fatto da donne egoiste, indifferenti e folli corrotte dalla cultura dei mass media. La bellezza dei suoi lavori consiste nello studio sociologico e antropologico dei personaggi, colorati dall’incanto linguistico della lingua napoletana ripescando anche termini di quella più antica, vero testamento proprie radici.
Maria di Carmelo è tra questi brevi atti, quello che suscita nello spettatore le emozioni più disparate, anche grazie all’ottima interpretazione di Antonella Morea, perché entra dentro il personaggio con esperta tecnica teatrale. Il pubblico si commuove provandone anche compassione, nel guardare una povera fragile pazza rinchiusa, non solo materialmente in un manicomio, ma anche tra i suoi mille pensieri confusi in una spirale di follia. Si crede la Madonna, Maria di Carmelo appunto, insulta le monache dell’ospedale perché non la onorano nemmeno con un carofeno spullecheato o una candela. Tra scoppi di risa, nenie lamentose, commozione, espressione di piacere, follia, immagina che Claudio Villa gioca a tresette con Gandhi o che Marlon Brando sia il suo migliore amico.
Mal di denti parla dell’amore materno disumano, insensibile e distruttivo, ma con un testo ricco di comicità, ricordo con affetto l’interpretazione meravigliosa di Rino Marcelli a fainco di Giuliana De Sio in Notturno di donna con ospiti. Racconta di una mamma alle prese con il suo doppio dolore, oltre al mal di denti, anche quello della sua unica figlia minorenne, Adriana, rimasta incinta di un certo Sandro, che appartiene a gente bassa, il padre fa ‘o funtanaro e il nonno va recuglienne cartune p’‘a via. Ma l’intensa discussione tra le due donne finisce tragicamente, e con squallida indifferenza, la madre esclama: Proprio ogge ca tenevo male ‘e riente!
Terzo e ultimo monologo, divertentissimo, La telefonata. Una splendida interpretazione di Antonella che modula la sua caratterizzazione tra spregiudicatezza e divertimento, nel ruolo di una casalinga ignorante ma sveglia, passa del tempo al telefono parlando di malattie di parenti, ricette e inciuci vari con ingiurie su questa sua marea di figli con nomi da telenovelas e personaggi famosi, che non la lasciano parlare tranquillamente a telefono.
Applausi su applausi per la caleidoscopica bravura attoriale di Antonella Morea che riesce a passare da uno stato emozionale all’altro con naturale padronanza e destrezza, dando vigore e importanza a questo meraviglioso testo di Annibale Ruccello. La sua versatilità fisica ed espressiva è impressionante, brava nell’utilizzo della tensione drammatica, con grande capacità creativa ed espressiva, ma anche nei tempi comici immedesimandosi con il testo e lo stato d’animo dei personaggi, districandosi istantaneamente in questa sciarada di emozioni.