Al Piccolo Eliseo di Roma, è in scena fino al 10 aprile lo spettacolo “La parola padre”, diretto da Gabriele Vacis, con Irina Andreeva, Alessandra Crocco, Aleksandra Gronowska, Anna Chiara Ingrosso, Maria Rosaria Ponzetta e Simona Spirovska.
In scena sei ragazze, se giovani attrici che il regista ha selezionato nel corso di un giro di seminari nell’Europa centro orientale. I loro nomi sono Ola, Anna Chiara, Simona, Irina, Alessandra e Rosaria; tre sono italiane, una è polacca, una è bulgara, una è macedone. Tutte parlano più o meno inglese, in maniera alquanto superficiale. Tutte hanno conti in sospeso con la loro patria, con i loro padri. Scintille di senso imprevedibili.
Alla base di questo spettacolo c’è una visione teatrale fuori dalla consuetudine dei luoghi e delle persone. Ci sono tre attrici che vengono dall’ Est: Polonia, Macedonia e Bulgaria. Gabriele Vacis ha detto: «Con le sei ragazze – racconta Gabriele Vacis – ho fatto lunghe interviste. Sedute psicanalitiche più che interviste. Ho chiesto loro di raccontarmi quando hanno avuto davvero paura, quando si sono sentite al sicuro. La paura è il sentimento dominante del nostro tempo. Perché possediamo tanto. Alle sei ragazze ho chiesto di raccontare storie, non ho chiesto opinioni. Sono venute fuori testimonianze. Lavorando con un gruppo di giovani donne che hanno l’età di mia figlia, l’idea era di cercare di capire quel fosse il loro rapporto con il padre. Le ragazze dell’Est sono nate comuniste e l’idea che loro hanno del padre è completamente diversa da quella delle ragazze italiane. Qui, i padri della età sono cresciuti dopo la guerra, protetti e al sicuro, proiettando questa sicurezza sui propri figli. I ragazzi nati dopo gli anni di piombo, dopo gli anni 70, che è stato l’ultimo periodo di violenza sociale e collettiva, non hanno mai conosciuto le tensioni degli scontri sociali; hanno avuto un’infanzia tranquilla e questo ha instillato in loro un’idea di tutto dovuto secondo cui, in un mondo in cui si ha ogni cosa, la fatica e l’impegno non sono necessari a realizzare i propri desideri. In scena tutto questo si traduce con un’energia e una potenza incredibili.»
Quando il teatro diventa atto creativo, quando il corpo si trasforma in linguaggio espressivo, quando musica e parole coincidono con il pensiero, allora si può dire di aver visto qualcosa di diverso, che magari non ti aspettavi. Le attrici sono tutte molto brave e prese dagli eventi in scena, grazie alla sapiente regia di Gabriele Vacis. Uno spettacolo sicuramente da vedere.