In scena, al Teatro Nuovo di Napoli, Sei Personaggi in Cerca d’Autore di Luigi Pirandello, con Paolo Spezzaferri, Tina Femiano, Marilia Testa, Luca Lombardi, Francesco Savastano, Pietro Juliano, Luigi Esposito, Germana Di Marino, Francesca Fedeli, Peppe Carosella, Guglielmo Capasso, elaborazione e regia di Paolo Spezzaferri; una produzione Gli Ipocriti (repliche fino a venerdì 26 aprile).
Si tratta senza dubbio dell’opera più avanguardistica di Pirandello, se è vero che, alla sua prima al Teatro Valle di Roma nel 1921, sostenitori e detrattori del Maestro di Girgenti vennero alle mani. Infatti, per la prima volta in assoluto veniva rappresentato un dramma senza sipario e scenografie, con parte della compagnia che raggiungeva il palcoscenico dalla sala. Ma è anche un capolavoro assoluto del Teatro del Novecento, nonché la summa di tutte le teorie dell’autore riguardanti la verità oggettiva e soggettiva, le maschere che, di volta in volta, indossiamo e che fanno di noi persone dei personaggi, e il rapporto tra vita reale e vita rappresentata. In un teatro – infatti – dove un regista e i suoi attori stanno provando una commedia da mettere in scena, improvvisamente irrompono sei personaggi che, tra lo stupore e l’incredulità dei teatranti, dicono di essere in cerca d’un autore che li ha prima inventati e poi abbandonati lasciando, così, la loro storia irrisolta. I personaggi di questa oscura e ambigua famiglia iniziano a raccontare, con un’allucinata furia dilaniatrice, il loro dramma ricco di passioni contrastanti e vicendevoli sopraffazioni. Il regista, incuriositosi e sempre più interessato, propone ai suoi attori di interpretare il dramma di questa famiglia che, però, diventerà sempre più insofferente nel vedere imprigionate negli schemi e nelle convenzioni del linguaggio scenico le proprie vicende. Pirandello risolve così, con un pathos forse mai più raggiunto, l’eterno contrasto tra la fissità dell’arte e il caotico e continuo mutare della vita.
L’adattamento che Spezzaferri propone intende attualizzare il testo (gli attori in prova vengono disturbati dagli squilli dei cellulari) ed evidenziare le parti che trattano specificamente la dicotomia vita/arte, persone/personaggi (presenti soprattutto negli scambi che Il Regista ha con Il Padre) senza tuttavia mortificare il testo originale, rendendolo anzi meglio comprensibile e fruibile anche da un pubblico poco avvezzo. La commedia che la compagnia sta provando è qui non Il Giuoco delle Parti dello stesso Pirandello, come nell’originale, ma Filumena Marturano, a ricordare l’intenso rapporto artistico che i De Filippo (soprattutto Eduardo) ebbero col Maestro. Spezzaferri è perfetto nel ruolo de Il Padre, come Tina Femiano lo è in quello della sofferente Madre. Si impongono, sulla scena, anche Marilia Testa nel ruolo de La Figlia e Pietro Juliano in quello del Regista. Intensi e grintosi, in generale, tutti gli attori della compagnia, ciascuno a suo agio e credibile nel proprio ruolo. Spettacolo godibile, ragionato, dal ritmo sostenuto e caratterizzato da buone trovate sceniche.