Al Teatro Mercadante di Napoli è andato ins scena lo spettacolo #callforwomen scritto da Ippolita de Majo per la regia di Paolo Rota con: Valentina Bellè, Anna Ferzetti, Donatella Finocchiaro e Caterina Guzzanti. Un’idea partita da Napoli, proposta dal direttore dello Stabile partenopeo Roberto Andò e accolto dallo Stabile di Torino, dal Teatro Biondo di Palermo,dal Teatro Franco Parenti di Milano e dal Teatro di Roma dove 20 attrici hanno dato voce alle quattro protagoniste del testo. Cinque teatri , di 5 diffrenti città italiane che hanno avuto come obiettivo quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi dell’uguaglianza, del lavoro,della maternità e dei diritti delle donne.
L’incasso della serata è stato devoluto a EvaLab, un piccolo atelier sartoriale attivato in un bene confiscato alla camorra a Casal di Principe.
Quattro donne si sono scambiano con ironia ma altrettanta ferocia battute e luoghi comuni sulla condizione femminile mentre allestiscono un piccolo set cinematografico: uno spazio quadrato al centro che assomiglia ad un ring,la macchina da presa, quattro sedie, uno sgabello, uno schermo che cala dal fondo e che inquadra il volto delle donne/attrici per coglierne ogni minima espressione.
Ognuna di loro deve rendere testimonianza delle tante difficoltà che si palesano nel mondo del lavoro e degli affetti in quanto donne. La prima (Anna Ferzetti), dopo la nascita del secondo figlio, è costretta a licenziarsi perché non riesce a conciliare maternità e lavoro. La seconda (Angela Finocchiaro) non riesce ad avere un’occupazione stabile e pagata quanto un uomo perché le viene rivolta sempre la stessa domanda: “Intende mettere su famiglia e avere dei figli?”La terza (Valentina Bellè) si domanda come affrontare un colloquio di lavoro dall’outfit alle ragioni motivazionali rendendosi conto che per un uomo è tutto più facile. La quarta (Caterina Guzzanti ) si interroga su quando potrà avere un figlio raggiungendo una stabilità economica ed affettiva sapendo che questa forse non accadrà mai e che il suo apparato riproduttivo invecchierà inesorabilmente.
E poi vengono snocciolati dei dati che fanno rabbrividire: nel 2016 il 78% delle dimissioni da posto fisso sono state di donne che hanno avuto un bambino;nel 2020 oltre 30.000 donne hanno rassegnato le dimissioni per l’impossibilità di tenere insieme maternità e lavoro; le donne che lavorano ricevono un salario o uno stipendio dimezzato rispetto agli uomini a parità di mansioni e di ore lavorativa.
Ed ecco come Ippolita de Majo racconta la genesi di questo spettacolo: “ In Italia non si parla abbastanza o se ne parla male del rapporto donne-lavoro. Leggendo questi dati ho provato una rabbia indicibile e ho pensato di metterla fuori scrivendo questo testo. E mi sono venute incontro 4 donne a cui ho voluto dare i nomi che Louisa May Alcott diede alle sue Piccole donne. Ho avuto bisogno di andare alle letture dell’infanzie e sebbene esse siano molto diverse dalle donne di oggi, condividono con loro la convinzione che il lavoro e la realizzazione professionale sono alla base della formazione e della personalità delle donne come degli uomini. E per dirla come Jo March: “Questa è la storia della mia vita e delle mie sorelle”.
#callforwomen è uno spettacolo intenso che dovrebbe essere portato anche nelle scuole e fatto oggetto di riflessione da parte di tutti, anche delle istituzioni.
Basta con le mimose e il solito bla bla bla. E’ arrivato il momento di riflettere sulla vera parità tra uomo e donna.