Al Museo MADRE di Napoli è in corso la mostra del fotografo russo Boris Mikhailov (Kharov, 1938) dal titolo I’m not – Io non sono io (dal 14/11/2015 fino al primo febbraio 2016). E’ la prima mostra dedicata all’artista da parte di un’istituzione italiana insieme alla retrospettiva di Torino nell’autunno 2015. Mikhailov, nato in Ucraina, è considerato uno dei più grandi fotografi contemporanei la cui ricerca inizia già negli anni Sessanta quando lui era ancora ingegnere in una fabbrica. La sua arte è stata molto osteggiata e boicottata dal regime sovietico e, ammirando i suoi lavori, si può tranquillamente capire il perché. Boris Mikhailov racconta, senza abbellimenti, “edulcoranti e dolcificanti” una realtà in continuo divenire rappresentando, quindi, dopo la fine dell’Unione Sovietica, la conseguente disintegrazione dei vecchi assetti sociali. Al museo Madre, museo d’arte contemporanea di Donnaregina, si approfondisce il tema del ritratto e dell’autoritratto come nella serie che dà il titolo allo stesso allestimento, I’m Not. Qui l’artista si mostra nudo in posizioni ironiche, beffarde e alquanto classiche ricordandoci, sicuramente, il mitico Robert Mapplethorpe; le immagini fecero scandalo e, in origine, intervenne la polizia sovietica per far chiudere l’esposizione. Mikhailov si immette in quella scia del racconto che ha avuto il suo picco più alto e poetico con Bresson e i riferimenti all’arte occidentale non sono nascosti, si evolvono e prendono una loro strada più affine all’artista stesso. Influenze e rimandi possibili che, in mostra, prendono corpo nell’accostamento fra alcuni trittici e fotografie di piccolo formato di Mikhailov e due dipinti del pittore spagnolo Jusepe de Ribera (Xàtiva, 1591 – Napoli, 1652) in cui sono rispettivamente rappresentati San Paolo Eremita (1638 ca., Collezione Alberto Del Genio) e Santa Maria Egiziaca (1651, Collezione Museo Civico Gaetano Filangeri, Napoli). Immagini di corpi invecchiati o dolenti, che, se in Ribera trovano solennità per il velo di antico rispetto, in B.M. ci costringono all’identificazione, all’immaginario non più grandioso ma piccolo piccolo come d’altronde è ogni singolo essere umano. Segnalo all’ingresso la bellissima fotografia gigante di due anziane donne viste di spalle che rimanda alle contadine possenti di Malevič (pittore russo) prima del suo più famoso quadrato nero su fondo bianco.
Le altre serie in mostra: Yesterday Sandwich (1972-75), Salt Lake (1986) By the Ground (1991), Football (2000), Superimpositions from the 60/70s e The Wedding (2005).
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