Con un lessico crudo ed aggressivo e con musiche coinvolgenti, il nuovo spettacolo presentato lo scorso fine settimana al Centro Teatro spazio, “Vita, miserie e quasi morte di Mackie Messer”, rappresenta sicuramente una scelta natalizia sui generis per lo storico teatro di San Giorgio a Cremano (Napoli).
Tratto da “L’opera da tre soldi” di B. Brecht, con la regia di Vincenzo Borrelli, rappresenta un’interessante chiave di lettura moderna di un’opera classica che riesce bene ad arrivare ai giovani grazie anche a molte citazioni ed a riferimenti ai fumetti, un’opera che potrebbe essere definito anche un “musical dark” assolutamente da non perdere e che sarà ancora in scena fino al 7 gennaio 2018.
Partendo dall’osservazione che se è vero che “la vita è una serie di circostanze che possono andare bene quanto male” ecco che in una Metropoli senza spazio e senza tempo si mette in scena una lotta per la sopravvivenza con salvataggio in extremis del delinquente, l’ uomo d’affari Mackie Messer. In un universo brulicante di miserabili, furfanti e prostitute, lo strozzino e finto benefattore umanitario, Gionata Geremia Peachum, cerca di consegnare al boia lo sgradito genero Mackie Messer, che gli ha portato via la figlia Polly. Il suo però risulta essere un vano tentativo, perché pur se imprigionato, dopo colpi di scena, tradimenti e fughe, Mackie Messer, già sulla forca e con il cappio al collo, riesce a salvarsi.
Scrive il regista Vincenzo Borrelli nelle note: “La mia idea è che la forza di questo testo si possa adattare ai cambiamenti dell’interesse economico. Molte cose cambiano, ma intrighi, interessi, corruzione, ipocrisia, cinismo e amoralità no. Diventa sempre più difficile dimostrare la bontà dell’essere umano, certamente non è questa pièce che dà la risposta giusta, ma racconta quello che accade ogni giorno sotto i nostri occhi. Noi non siamo la Verità, noi cerchiamo di tenere un occhio puntato sulla Verità. Semplice e terribile”.
A noi spettatori non resta che l’interrogativo: “cosa è meglio uccidere un uomo, oppure, diventare macchina di un sistema?”