Lo scorso weekend, al Centro Teatro Spazio (storico teatro di San Giorgio a Cremano – Napoli), è andato in scena lo spettacolo dal titolo “Primo gradino, secondo gradino, terzo gradino” liberamente tratto da “Novecento” di Alessandro Baricco, per l’adattamento e la regia Vincenzo Borrelli e al piano Marco Esposito.
Dopo la lunga pausa causata della emergenza covid riapre lo storico teatro di San Giorgio a Cremano che ospitò il grande Troisi, il primo spettacolo proposto dal cartellone della stagione teatrale 2022/2023 ha riscosso grande interesse di pubblico per i contenuti trattati. Novecento, il personaggio principale, vive la sua intera esistenza in una nave, solo una volta provò a scendere: primo, secondo e terzo gradino. Poi cambiò idea travolto, forse, dalla paura dell’infinito, quello della terra, delle grandi città.
Questo spettacolo rappresenta sicuramente nuovo inizio che vuole portarci a riflettere sul nostro stato degli ultimi due anni che abbiamo trascorso rinchiusi (non in una nave) ma in un’abitazione, per paura (non dell’infinito) ma di una malattia. Due anni rinchiusi anche in noi stessi, a differenza di Novecento, che pur rinchiuso in una nave, si sentiva protetto e libero, perché, la vita preferiva spiarla negli occhi dei passeggeri della nave; negli occhi dei viaggiatori, attraverso i quali riusciva a cogliere odori, sapori, sfumature e sensazioni che non aveva mai vissuto in prima persona.
Il racconto è l’originalissima e ormai nota storia di un grande musicista che ha trascorso l’intera esistenza sull’oceano. Il marinaio di colore Danny Boodman trova un bambino ancora in fasce sul transatlantico Virginian, decide di adottarlo e lo chiama Danny Boodman T.D. Lemon Novecento. Una grave ferita durante una mareggiata colpisce mortalmente il marinaio, quando Novecento ha soli otto anni. Nei giorni successivi alla morte di Danny, il bambino scompare misteriosamente dalla circolazione e, quando riappare, ha imparato a suonare il pianoforte con una bravura sconvolgente. L’incontro tra il protagonista e l’Io narrante, un trombettista che lavora a bordo della nave, avviene quando il pianista ha ventisette anni. I due suonano insieme durante le crociere e intessono un’amicizia verace e profonda. Il pianista rivela un talento unico, tanto che il collega lo definisce il più grande musicista della storia, un uomo in grado di entrare nell’anima delle cose e delle persone. Novecento è la metafora della letteratura, un viaggio, come quello del Virginian, dentro alle cose ed esterno alle cose.
Da non perdere il prossimo spettacolo dal titolo “Io che ho amato solo te” di Gianluca Cangiano adattamento e regia Niko Mucci il 19 e 20 novembre.